Nell’intervista di oggi incontriamo Diego Merletto, musicista, cantante, autore, compositore e fondatore dei The Frozen Autumn, tra le band più rappresentative del panorama internazionale della musica elettronica dark-wave e cold-wave, arrivando a coniare il nome del loro stile personale “Frozen wave”. Il progetto musicale è nato nel 1993 e giunge fino ad oggi, attraversando tre decenni, diventando un punto di riferimento importante per molti artisti e per il pubblico che ama questo genere musicale. Nell’arco della loro lunga carriera si sono susseguiti concerti in svariate parti del mondo Italia, Germania, Svezia, Ungheria, Danimarca, Regno Unito, Russia, Cile, Perù, Argentina, Brasile, etc...molti album distribuiti in CD e in digitale, un best of in vinile e alcuni singoli stampati su 45 giri oltre a materiale video.

A questo link la discografia completa: https://www.thefrozenautumn.com/discography/

1. Diego è per me un grandissimo piacere averti ospite per questa intervista, con la tua musica hai conquistato il pubblico di diverse parti del mondo. Sulla biografia del vostro sito ufficiale leggiamo che fin dal 1987 cantavi e suonavi le tastiere con altre band, qual è stata la scintilla che all’epoca ti ha fatto scegliere di avvicinarti alla musica e di studiare uno strumento musicale?

D: Ciao! E’ un piacere anche per me rispondere ( finalmente ) alla tua intervista. Ho cominciato a suonare le tastiere a 8 anni, nel lontano 1979 fu mio padre a farmi muovere i primi passi su una tastiera, avevamo un organo molto semplice che ci era stato dato da un amico di famiglia; mio padre suonava il violino fin da bambino e spesso si divertiva anche a suonare delle tastiere / organi ad accompagnamento, a casa mia si è sempre ascoltata musica, io già da un paio d’anni avevo iniziato a fare sport, il pattinaggio artistico, uno sport che è da sempre indissolubilmente legato alla musica che proprio in quegli anni stava subendo una trasformazione epocale, l’arrivo della musica elettronica era dappertutto, le tecnologie applicate a questo settore stavano diventando sempre più potenti e quei suoni così strani e bellissimi non si potevano più ignorare, c’era una rivoluzione in atto e per un ragazzino come me, nei primi anni 80, significava entrare in un mondo ultraterreno fatto di gente abbigliata in modo estroso che faceva dischi fantastici con melodie inaspettate e futuristiche, era tutto nuovo e bellissimo! C’era un negozio di dischi a Torino che aveva due piani, quello a livello della strada era dedicato ai dischi mentre quello sotterraneo agli strumenti musicali, me lo ricorderò per sempre, c’era la coda di ragazzini come me che con gli occhi lucidi, per la prima volta, poteva mettere le mani sui sintetizzatori. Inutile dire che l’impatto emotivo fu talmente forte da segnare un’intera generazione, in tv i primi programmi dedicati ai videoclip come Mister Fantasy che proponeva interessanti novità erano seguitissimi, poi nel 1984 arriva Videomusic e vedi i Duran Duran, i Depeche Mode, Howard Jones, Thomas Dolby, Nik Kershaw, i Tears for Fears, i Talk Talk, i Simple Minds, gli Ultravox, i Cure…e finalmente scopri la New Wave e vai fuori di testa, perché capisci che anche tu devi fare qualcosa o prima o poi, perché diventa un’urgenza tale che non puoi metterla a tacere, ascolti dischi, vedi videoclip e cominci a sognare, poi incontri altri ragazzi che come te vogliono suonare qualcosa, vogliono cantare, prima li incontri a scuola, poi nei locali, poi i primi gruppi, le prime sale prove e i primi studi di registrazione, i primi concerti, le novità tecnologiche, i campionatori, le prime autoproduzioni, le prime registrazioni fatte in totale autonomia, una continua escalation di emozioni e dentro di te sai che non finiranno mai più, che sei quella cosa, che fai parte di quella cosa e che quella cosa fa parte di te!

2.
Come è cambiato il mondo della musica in tutti questi anni e cosa è cambiato in te?

D: Sicuramente ci sono state molte evoluzioni e rivoluzioni, internet in primis è un veicolo di grandi novità continuamente accessibili, se si parla del lato produttivo ormai il computer fa parte integrante di ogni studio professionale, anche se ultimamente c’è una certa controtendenza e molti ritornano alla registrazione analogica su nastro/bobine, anche il vinile è tornato in auge, forse anche per tornare ad apprezzare non solo un certo tipo di sound ma anche l’oggetto in sé, che ha tutta una sua magia innegabile; a questo proposito ne approfitto per dire che il nostro primo Album del 1995 “Pale Awakening” è stato appena ristampato dalla Avantgarde www.avantgardemusic.com in formato doppio vinile ( sia nero che colorato ) con copertina apribile e testi e in formato CD digipack con libretto contenente i testi, è stato realizzato splendidamente! Ma anche la registrazione digitale rimane sempre qualcosa di molto pulito e di grande impatto, ormai ci sono strumenti che hanno dinamiche e risoluzioni impensabili, un po’ come succede con il video. Per ciò che riguarda la mia sensazione è che per certi versi ormai si possa scegliere il modo di lavorare che più ci aggrada, ci sono stati dei miracoli tecnologici impensabili ( e qui mi collego alla risposta della domanda seguente ).



3. Quanto aiuta l’epoca moderna a rendere accessibile la produzione di musica elettronica anche a chi, prima, non poteva permettersi uno studio di registrazione? Oggi si può produrre un buon lavoro anche in casa con un computer. E quanto aiuta la diffusione tramite internet? Ricordiamo per chi ci sta leggendo che negli anni ‘90 non esisteva internet e si arrivava al pubblico solo se la musica aveva un appeal molto forte.

D: Sì, nei primi anni '90 riuscire a produrre musica in totale autonomia era un sogno diventato realtà, abbiamo iniziato con qualche synth, un campionatore, una drum machine, un sequencer e soprattutto un registratore multitraccia a cassette, bisognava ottimizzare molte cose e non si poteva tornare indietro se si commettevano errori, bisognava rifare tutto o quasi da capo, ma la rivoluzione digitale stava avanzando e nel giro di pochi anni ci siamo ritrovati tutti con un computer in casa; gli strumenti musicali sono diventati qualcosa di incredibilmente potente ed oggi anche senza troppi sforzi economici con un iPad e poco altro si può registrare un intero album, si possono fare dei videoclip e si può pubblicare tutto su internet senza uscire minimamente dal dominio digitale! Questo è davvero una sorta di miracolo, prima l’investimento da accollarsi era pazzesco, già gli strumenti musicali, soprattutto elettronici, richiedevano un certo investimento ( anche se per fortuna il mercato dell’usato è sempre stato florido e si trovavano cose stupende a prezzi ragionevoli ), ma se si parla del settore video, le cifre andavano subito alle stelle e non era possibile operare in questa direzione senza dover affittare tecnologia ( parlo della parte video perché ci è sempre interessato molto fare video anche se prima del 1997 i prezzi per l’attrezzatura erano davvero improponibili, una videocamera decente, un computer col quale fare montaggio video etc. erano pura fantasia), ma presto tutto questo sarebbe diventato obsoleto e molti strumenti sono diventati finalmente accessibili e la possibilità di poter produrre Arte, di poter scegliere che taglio dare alle proprie produzioni, oltre che ovviamente alla musica in sé, che tipo di immagine, grafiche, video etc. insomma un processo completo, è diventato realtà.


4. Il primo disco ascoltato o acquistato nella tua vita?

D: come tutti i bambini adoravo i cartoni animati, ma soprattutto le sigle mi colpivano tantissimo, quindi i primi Daitan 3, Gundam, etc. Ricorderò sempre la sigla di Trider G7 con quel giro di basso e i suoni di Simmons, e Tekkamen, fantastico!
Poi
a circa 12 anni ho fatto lo switch verso la “roba seria” e sono stato folgorato da Nik Kershaw, ecco, credo proprio che “Human Racing” sia stato il primo album che ho comprato, il brano “ Dancing Girls” mi ha fatto capire che dovevo assolutamente suonare i synth, quella sequenza fantastica di synth bass intrecciato al suono della drum machine e tutti quei suoni di tappeto davvero avveniristici sono stati una sorta di illuminazione per me, alla radio nel 1983 già si sentivano brani completamente elettronici e da anni gruppi come i Kraftwerk o gli OMD erano in circolazione con suoni fuori dal mondo, anche i Duran Duran e soprattutto i Depeche Mode erano dei fuoriclasse per me, ma Nik Kershaw è stato molto importante per il mio inizio, “Human Racing “ e “The Riddle “ sono album interessantissimi anche livello tecnologico essendo anche presente l’utilizzo del Fairlight come strumento dalle incredibili funzioni per l’epoca; parlando proprio di Fairlight non si possono non citare ovviamente gli Icehouse che apprezzo tantissimo; subito dopo sono passato alla New Wave più classica con Simple Minds, i Tears For Fears, i Cure fino ad arrivare ai Bauhaus e tutta la produzione 4AD che mi ha cambiato la vita e così sono passato al “ Lato Oscuro “con i Dead Can Dance, i Cocteau Twins, le XMal Deutschland etc.

5. Svelaci qualcosa sul tuo modo di comporre musica, da cosa parti? Dalla musica, dai testi? Come nasce l’idea?

D: Il mio modo di comporre nasce quasi sempre da un suono di synth che mi piace, è proprio il suono che solitamente mi suggerisce in quale direzione potrei andare, apporto quasi sempre modifiche ai suoni, raramente utilizzo i preset perché, beh sono sintetizzatori, sono strumenti creativi, quindi perché non modificare a proprio piacimento i suoni? Mi piace dare una mia impronta stilistica anche in questo senso, fondamentalmente è come avere una tavolozza di colori mescolabili a piacimento, poi realizzo una sequenza di note da mandare in parallelo con un altro suono proveniente da qualche altro synth, quando ho trovato la giusta combinazione allora posso passare alle varie parti di variazione, ritornello etc. Con l’aggiunta di altri suoni se necessario; a questo punto arriva la parte di Drum ( se effettivamente trovo che possa starci bene ), anche qui i suoni di batteria possono essere molto vari e utilizzo molto tempo per manipolarli, equalizzarli, effettarli già in fase compositiva sul mixer etc. La voce arriva per ultima solitamente e ovviamente dopo aver trovato un giro vocale adeguato, i testi arrivano di conseguenza a seconda della metrica che voglio usare e sono strettamente subordinati ad essa. 




6. Quanto conta la sensibilità di un artista nel comporre la propria musica?

D: dipende sempre dalla direzione che si vuole prendere, dallo stile che si va a delineare e a ciò che si vuole trasmettere; io credo che conti moltissimo, perché in qualche modo tutte queste cose vengono trasferite nella musica che si crea e si codifica in una sorta di linguaggio comprensibile a livello subliminale da chiunque, se si prende come esempio una colonna sonora diventa chiaro come la musica sia fondamentale per descrivere stati d’animo, situazioni etc. A volte durante la composizione arrivano quelle “scintille compositive” che bisogna prendere al volo e fissare prima che svaniscano con la stessa velocità con la quale sono arrivate!


7. Hai suonato e prodotto musica con diversi tipi di sintetizzatori, sia analogici, che digitali, c’è chi vede in queste due tipologie di strumenti differenze incolmabili, cosa ne pensi?

D: credo che la verità stia nel mezzo, semplicemente certi strumenti hanno un suono peculiare che li caratterizza , poi va anche a gusti, fondamentalmente, se un suono per me “stride” allora significa che devo modificarlo o che lo devo usare in un altro contesto, sia che si parli di Analogico che di Digitale, ormai tutto può suonare caldo o freddo e non dipende esclusivamente dalla sua generazione, certamente ci sono strumenti cha hanno un innato calore e magari sono controllati digitalmente e viceversa, certe tecniche di sintesi sono più adatte ad ottenere suoni “taglienti” mentre altre sono meno aggressive e più “morbide e avvolgenti”, ormai è risaputo ma ci sono sempre le eccezioni, è tutto mediato anche dai gusti, dal contesto di utilizzo, certi suoni semplicemente non sono realizzabili con una specifica tecnica di sintesi quindi si passa ad un altro strumento che possa essere la giusta scelta. Ad esempio, gli analogici sono universalmente riconosciuti come caldi e avvolgenti, anche aggressivi in certi contesti, ma se si cerca un suono molto percussivo e tagliente oppure un suono di tappeto cangiante e movimentato allora meglio andare su una tecnica digitale che aggiunge quelle armoniche altrimenti impossibili da riprodurre con un analogico convenzionale ( almeno questa è la mia visione ), ma il discorso negli ultimi anni si è molto ampliato perché è davvero pieno di ibridi stupendi! 




8. Ci sono sintetizzatori a cui sei particolarmente affezionato e che magari utilizzi spesso nei tuoi album e perché? Ci sono macchine, synth, drum machine, campionatori, etc...che avevi e che oggi magari riprenderesti e perché?

D: Sicuramente il Synthex è uno strumento al quale siamo molto affezionati per tanti motivi, ci ha aperto moltissime possibilità creative a livello di composizione, oltre alla sua catena di sintesi e alla sua sonorità particolare ( questo è un synth analogico a controllo digitale ) è stato indubbiamente il suo sequencer incredibilmente efficace a rendere la fase di creazione e assemblaggio delle varie parti dei brani un vero piacere; è una sorta di coltellino svizzero col quale creare “cellule sonore” richiamabili istantaneamente e nell’ordine voluto, una via di mezzo tra un pattern sequencer, un arpeggiatore programmabile e una primordiale groovebox con funzioni che nonostante tutto ancora oggi sono molto difficili da trovare in molti synth. Il secondo strumento è sicuramente il Sequential Circuits Pro One, un synth analogico monofonico dalle prestazioni eccezionali che ha al suo interno una serie di ottime possibilità sonore e di modulazioni molto ben congegnate. Il terzo strumento che abbiamo utilizzato molto è stato il campionatore Ensoniq Eps 16 plus, una vera e propria workstation di campionamento ad alto livello, con tantissime possibilità creative, una qualità sonora eccezionale, un centro nevralgico con tanto di multitimbricità, sequencer e un multieffetto avanzato dalla sonorità super avvolgente. Il quarto ed ultimo è sicuramente stato il PPG Wave 2.2, una macchina avveniristica, un ibrido Analogico Digitale dal suono unico dato dalle sue Wavetables, può suonare caldissimo oppure può sembrare “fatto di vetro”, fantastico layout dei comandi, un synth che riporta direttamente ai Tangerine Dream di “Logos e alle sonorità dei Depeche Mode del periodo “ Construction Time Again “ e “Some Great Rewards”.

9. Nel 1997 inizia la collaborazione con Froxeanne, prima con il progetto STATIC MOVEMENT e poi con il suo ingresso nei The Frozen Autumn, anche lei musicista, cantante, autrice e compositrice, come vi siete conosciuti? Quando hai capito che era la persona giusta per creare la magica alchimia che possiamo ascoltare attraverso i vostri lavori? Parlaci di lei. 

D: Ho conosciuto Froxeanne nel 1996, in quel periodo stavo cercando una voce femminile da inserire in nuovi brani che avevo in mente, era in lavorazione il secondo album “ Fragments Of Memories” e dopo aver sentito la sua voce ho subito capito che aveva il timbro perfetto che cercavo ( in Fragments of Memories Froxeanne canta la titletrack ), inoltre per via del il suo interesse verso i sintetizzatori e la musica elettronica, nonché gli ascolti dai quali arrivava, l’hanno subito fatta sentire a casa in studio e ho capito immediatamente che si trattava di una persona che avrebbe imparato in modo velocissimo ad utilizzare gli strumenti e a comporre, sarebbe stata ben presto l’altra metà fissa del gruppo, siamo subito entrati in simbiosi e il tempo mi ha dato ragione. Poco dopo “ Fragments of Memories” infatti abbiamo realizzato un album con il nome Static Movement dal titolo “ Visinary Landscapes” dove la voce di Froxeanne diventa il tratto distintivo stilistico, una sorta di “banco di prova “di ciò che di lì a poco sarebbe diventata poi la formazione definitiva di The Frozen Autumn.

10.
La band ha avuto diversi cambi di line up, sei ancora in contatto con gli ex-membri?


D: The Frozen Autumn nasce principalmente come mio progetto solista, si era aggiunto all’inizio il chitarrista Claudio Brosio del quale non ho più contatti, poi la formazione ha preso la sua dimensione definitiva con l’arrivo di Froxeanne, in seguito ci siamo avvalsi di un chitarrista e un tastierista che sono stati presenti soprattutto in alcuni live, ma poi abbiamo deciso di continuare con la nostra formula ormai collaudata di Duo.


11. Nella vostra lunga carriera, avete attraversato diversi periodi musicali, mantenendo fede al vostro stile che è una vera e propria impronta distintiva, proprio per questo è stato coniato il nome del vostro genere come Frozen Wave, se dovessi scegliere 3 brani in rappresentanza 
della vostra musica, quali sceglieresti e perché?

D:
siamo partiti con un sound un po’ più “ Ambient” o comunque “atmosferico” soprattutto nel primo album, anche se non sono mai mancati i brani più ritmati, già in “Fragments Of Memories le ritmiche si fanno un po’ più serrate in alcuni brani, da Static Movement in poi c’è stata una evoluzione nelle parti più sintetiche e ritmate che hanno delineato sempre di più il nostro sound. Se dovessi scegliere tre brani credo che potrei citare “Again” “Is Everything Real?” e “Sidereal Solitude” che in qualche modo possono rappresentare una sorta di trait d’union tra i vari periodi.



12. Esiste un vostro album che vi ha segnato particolarmente e per quale motivo?

D: Sicuramente Static Movement “Visionary Landscapes” ha segnato un momento di passaggio importante sia stilistico, per via dell’utilizzo della voce di Froxeanne e della composizione fatta a 4 mani, che tecnologico, per via dell’utilizzo del Synthex ed altri nuovi strumenti che erano entrati a far parte del nostro set-up. 


13.
La dark-wave rispetto ad altri generi musicali elettronici forse è lo stile più longevo, ci sono paesi come la Germania, la Francia, l’Inghilterra, gli Stati Uniti e il nord Europa che apprezzano particolarmente tale genere, è uno stile di vita oltre che musicale?

D: Posso affermare con sicurezza che si tratta soprattutto di uno stile di vita, è una corrente artistica, una attitudine, una sensibilità a determinate cose, è un vedere la realtà da un’altra angolazione, quasi come se la si vedesse attraverso una lente; questo genere musicale (con le sue tante derivazioni) una volta conosciuto, entra a fare parte di noi, si cominciano ad esplorare mondi ed argomenti che altri generi musicali difficilmente affrontano in questo modo e “vedono” da questo lato. Si tratta davvero di un mondo a parte.

14. Quali altri generi musicali ti piace ascoltare?

D: Mi piace anche l’Ambient e anche certa New Age, ma ovviamente se ci sono brani che mi trasmettono qualcosa, non importa di che genere si tratta, io li ascolto molto volentieri e con interesse, si trovano cose bellissime in quasi tutti i generi musicali.


15. Parallelamente ai The Frozen Autumn porti avanti anche altri progetti musicali? Raccontaci qualcosa.

D:
Non abbiamo progetti paralleli al momento, siamo completamente concentrati sulla produzione di un nuovo album e stiamo riprendendo a fare concerti. 


16.
Negli ultimi anni molti concerti sono stati annullati, alcuni locali hanno chiuso anche in modo definitivo, come avete vissuto questo momento? Vi ha creato degli ostacoli creativi o avete colto l’occasione per nuove ispirazioni?

D: Non è stato facile riuscire a concentrarsi in un momento come quello passato, ne abbiamo approfittato per fare un po’ di ricerca sonora ed approfondire alcuni aspetti di nuovi synth molto particolari, cercando di creare una nostra libreria sonora da utilizzare nel nuovo album, non c’è mai abbastanza tempo per scoprire tutte le possibilità di alcune macchine, sperimentare è sempre una cosa che aiuta comunque il processo creativo e le ispirazioni sono in seguito arrivate. 


17. Sappiamo che state lavorando ad un
nuovo album, c’è un messaggio o una tematica in particolare che affronterete? Ci puoi svelare qualcosa in anteprima?

D:
Stiamo attualmente lavorando a un nuovo videoclip per un brano che sarà una sorta di percorso sul quale si snoderanno i vari brani del nuovo album, un tema c’è ma, per ora non vogliamo ancora svelarlo.

18. Quest'anno
The Frozen Autumn compiono 30 anni! Ci possiamo aspettare qualche sorpresa per questo importante anniversario?

D: Sicuramente una nuova release uscirà per il trentennale!



19. Programmi a breve da segnalare ai nostri lettori?

D: E’ stato recentemente ristampato su doppio vinile colorato e su cd digipack il nostro primo album “Pale Awakening”, una realizzazione di ottima qualità stampata dalla Avantgarde di Milano, ci saranno altre novità su questo fronte, stay tuned !!


20. Un’ultima domanda che come Associazione Culturale Art-Waves chiediamo a tutti, cos’è l’arte e chi sono gli artisti?

D: Per me l’Arte è una chiara espressione di ciò che c’è al nostro interno, qualcosa che ci aiuta a fuggire dalla realtà quotidiana per portarci in un luogo di sogno, dove tutto è possibile e dove le leggi naturali cessano di esistere, la dimensione del sogno rende possibile l’esistenza di realtà parallele che trovano riscontro nelle rappresentazioni artistiche, quando si crea Arte si attinge da una coscienza superiore che è dentro di noi.


Ringrazio Diego per questa bellissima intervista, augurandoci di risentirlo presto con novità musicali da poter presentare!


Di seguito riportiamo tutti i links ufficiali dove poter seguire
The Frozen Autumn, Diego e Froxeanne:

OFFICIAL WEB SITE:

Sito ufficiale: https://www.thefrozenautumn.com

FB ufficiale: https://www.facebook.com/TheFrozenAutumn

The Frozen Autumn's music on Spotify: https://open.spotify.com/artist/62I6yU65LYagzYOKe337kv

"Visionary Landscapes" on Spotify: https://open.spotify.com/artist/0E0DkawIiqvm3ZiT2GNWnl?si=icA1n55YQ5a6VSrIUBpG_g&nd=1

FB Diego Merletto: https://www.facebook.com/DiegoMerlettoTheFrozenAutumn

FB Froxeanne: https://www.facebook.com/Froxeanne


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Intervista di Mirko Elia per Art-Waves




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