Incontriamo oggi il M° Riccardo Prencipe, chitarrista, compositore, autore dei testi e fondatore del progetto Corde Oblique, band partenopea dalle sonorità progressive-ethereal-folk, conosciuta ed apprezzata non solo nel nostro Belpaese ma soprattutto all’estero e che ha realizzato sin ora 7 dischi reali. 

I Corde Oblique nascono nel 2005, la loro musica è intrisa di poesia e bellezza, è fatta di variazioni, di suoni puri e avvolgenti. 

La band si è esibita in Francia, Olanda, Germania, Albania, Belgio, Bulgaria e Cina, proprio in quest’ultima nazione hanno già un tour programmato a Dicembre 2023. 

In occasione dell’uscita del nuovo singolo ed ep “Leaver”,  abbiamo avuto il piacere di parlare con il M° Prencipe della nuova impronta sonora che svolta verso l’elettronica. Il singolo è già disponibile in tutte le piattaforme digitali e vede la collaborazione di Simone Salvatori (voce degli Spiritual Front). 

Seguiteci per scoprire di più sui brani che compongono l’ep e per altre curiosità.


Ciao Riccardo, grazie per l’opportunità di questa intervista insieme. I Corde Oblique non hanno certo bisogno di presentazioni ma come prima cosa vorrei chiederti una panoramica del vostro percorso musicale. Puoi spiegare ai nostri lettori come è nato il progetto “Corde Oblique” ed il concetto della “bottega degli artisti del suono”?

Grazie davvero per l’invito. La band nasce nel 2005 come progetto solista. Venivo da un’esperienza con i Lupercalia, e ci tenevo (essendo piuttosto egocentrico) ad essere un po’ il perno delle decisioni future. In particolare mi piaceva l’idea di scrivere testi e musiche per i/le cantanti a me più graditi, ecco perché nascono i Corde Oblique.

Veniamo al sound della band: come si è evoluto nel tempo? Ad oggi cosa è cambiato sia personalmente che musicalmente?

Ascoltando l’EP “Leaver”  si può facilmente giungere a una prima conclusione: gli innesti elettronici e di chitarra elettrica sono molto importanti in questa fase. Per questo ringrazio Salvio Vassallo, autore della parte elettronica e delle parti di synths. Inoltre la voce di Rita Saviano si intona perfettamente alle atmosfere del pezzo.


Vorrei parlare subito del vostro nuovo lavoro e delle tracce che lo compongono. Partiamo proprio dal brano che dà il nome all’ep, “Leaver”. Di cosa parla il brano e qual è il messaggio che vuole trasmettere?

È uno conato di sfogo dopo una rottura sentimentale. Le due voci rappresentano il maschile e il femminile che si parlano contro e si accusano l’un l’altro di essere: “egoista”, “immaturo”, “un disastro!” Ci tenevo al fatto che nel testo non vi fossero riferimenti né al maschile né al femminile perché ho sempre concepito le due essenze straniate e accusatorie, a prescindere dal sesso.


Il singolo “Leaver” vede la partecipazione di Simone Salvatori (Spiritual Front). Come è nata la vostra collaborazione? 

Siamo sempre stati in contatto e ci siamo sempre ascoltati sia su disco che live. Sia io che Simone siamo tra i pochi che hanno sempre fatto anche da pubblico per i colleghi. Quando sei in platea vedi pochissimi musicisti, se tutti i professionisti andassero ai concerti dei loro colleghi la crisi musicale sarebbe risolta.
Avevo intenzione di coinvolgerlo anche questa volta, a distanza di ben 16 anni, ed è nato “Leaver”.

Cosa rappresenta l’opera raffigurata nella copertina dell’ep e da chi è stato curato il progetto grafico? 

L’opera è un’illustrazione grafica dell’artista Letizia Carattini, ho sempre interpretato i due volti (ciascuno utilizzato rispettivamente come copertina di “Leaver” e “John Ruskin”) come il maschile e il femminile subito dopo la separazione, in uno stato di profondo smarrimento e straniamento. Storditi dal buio, come due stelle senza luce. 


Sembra che il passaggio sonoro e questa svolta elettronica, siano stati accolti in modo positivo dal pubblico. Cosa ti ha spinto verso questo cambiamento, la curiosità di sperimentare o  la voglia di tirare fuori emozioni più forti?

Ogni novità creativa è l’intreccio tra un’esigenza concreta e una volontà di rinnovarsi. Quando le due cose si incontrano nasce l’evoluzione vera, se una delle due manca, l’innovazione è solo parziale. Personalmente sentivo la voglia di un azzardo, in particolare in un EP, per poi capire in che modo agire con il disco definitivo.

Uscirà il videoclip di “Leaver” ? Gli altri due brani quando li potremo ascoltare ?

Nessun videoclip per ora, a parte uno live già su youtube. Gli altri due brani sono da poco già stati pubblicati: “John Ruskin” e “Chapter VII”

Il secondo brano “John Ruskin – Shooting Star” è una citazione dello storico dell’arte che fu anche un poeta, scrittore, disegnatore e pittore. Sono presenti contaminazioni synthpop , metal e trip hop mentre la seconda parte del brano è cantata in hopelandic, la lingua dei versi inventata dai Sigur Ros. Cosa vi ha ispirato? Qual è il legame che hai con Ruskin e i Sigur Ros?

Sono entrambi pezzi della mia vita: proprio recentemente sono andato ad ascoltare i Sigur Ros ben 2 volte. La prima a Milano ad ottobre e la seconda a Roma a Luglio. Una band che mi ha cambiato la vita per il loro modo di concepire il suono puro, senza alcun compromesso e senza chiedersi cosa potesse far contento il pubblico. John Ruskin è tra i miei storici dell’arte prediletti. In particolare i libri “The Stones of Venice” e “Mattinate fiorentine” hanno un modo di descrivere le opere altamente unificante, nel senso che partono dalle forme per arrivare ad assunti di ordine morale, più alti del contenuto stesso delle opere.


La terza “Chapter VII” è una cover degli Estatic Fear, band metal austriaca. Il brano è concepito come una colonna sonora dall’atmosfera nordica con effetti dati da chitarre acustiche con reverse ed octaver.  Come è nata questa scelta stilistica ? 

Venni contattato un anno e mezzo fa dal produttore di un CD tribute agli Esthatic Fear, band che personalmente non conoscevo. Mi venne affidato questo brano, molto lungo e complesso da eseguire. Si tratta di un pezzo scritto dal chitarrista della band, ed eseguito dal padre, esperto in chitarra rinascimentale (purtroppo non più in vita). Presi questa cosa come uno stimolo, c’era davvero tanto da studiare, ed era necessaria una tecnica fresca che in quel momento non avevo. Mi misi a studiare sodo e ad oggi sono soddisfatto del risultato

A proposito di Arte, sei un docente di Storia dell’Arte e a noi di Art-Waves questo piace molto… Se per un attimo ti fermassi a pensare alla tua musica come una metafora, quali immagini, colori, forme, particolari o altri dettagli ti vengono in mente? Come descriveresti la tua musica ?

Essendo molto cambiata nel tempo me ne vengono in mente diversi: la musica che scrivevo da ragazzo mi fa pensare a merli di mura antiche e statue acroteriali appollaiate sui tetti di un tempio precristiano. La musica della gioventù la descriverei invece come grandi geografie sentimentali dell’Italia del sud, selvatica e talentuosa, di strade e di-stanze. Per la musica della maturità vengono in mente i vagiti di mia figlia che non posso più abbracciare con la costanza di prima, oltra alla volontà di mettere in cornice la preziosità rara dei momenti felici.


Quali sono gli artisti che ti hanno ispirato maggiormente nella vita e perché? 

Sarebbe una lista eccessivamente lunga, dato che considero artisti non solo i pittori o i musicisti, ad ogni modo andiamo a braccio: Paul Celan, Marcel Proust, Simone Martini, Paul Cezanne, Mark Rothko, Chaim Soutine, Prokoviev, Shostakovic. 

Se nel futuro, diciamo tra poco più di 100 anni, qualcuno trovasse un album dei Corde Oblique e si mettesse all’ascolto che cosa ti piacerebbe che le persone imparassero dalla tua musica?

Se i supporti fisici esisteranno ancora di sicuro spero che imparino che a Napoli non si fa solo musica in napoletano, spero che imparino inoltre che la storia dell’arte non è materia gelida come i cataloghi e scritti specialisti lasciano intendere, ma lo studio di essa può infondere un nuovo modo di vederla e di sentirla e di descriverla.

Cosa rappresenta per te la musica ed il “fare musica” ?

L’esternazione di ogni intimità, senza alcun pudore. La verità edulcorata in suono. Si tratta inoltre di mettersi a nudo e fare ciò che si è.


Come scolpisci il tuo suono quando componi un brano ?

Mi affido a quelli che reputo degli ottimi fonici. Voglio ringraziarli perché non lo faccio mai: Massimo Aluzzi, Salvio Vassallo, Claudio Esposito, Corrado Taglialatela e Giuseppe Polito.

Chiudiamo questa intervista con una domanda che siamo soliti fare a tutti: cos’è l’Arte e chi sono gli artisti ?

“L’arte non è la raffigurazione della realtà, ma una raffigurazione individuale di essa”, diceva Roberto Longhi. Aggiungerei che per “Arte” si intende qualsiasi forma di espressione creativa ed estetica che poggi su una techné. Oggi si intende la storia dell’arte come storia delle arti visive, in realtà bisognerebbe andare ad ampio spettro: coinvolgendo Storia, Musica, Danza, Poesia, Letteratura, Teatro, Cinema, Fotografia, Arte digitale e qualsiasi altra forma di creatività che incontreremo, provando a schivare i pregiudizi. Non ha molto senso studiare la Storia dell’arte con il telescopio, bisogna usare un obiettivo molto largo.

Grazie mille Riccardo per avermi dedicato il tuo tempo e ancora congratulazioni per il nuovo Ep! Non vedo l’ora esca anche un nuovo album e sono sicura che, come me, lo aspettano in tanti…ed anche un bel concerto.



Di seguito riportiamo tutti i link ufficiali dove poter seguire i Corde Oblique:


Copyright © immagini, videoclip e musiche di Riccardo Prencipe e Corde Oblique, tutti i diritti sono riservati. 

Foto di Manuela Pace

Intervista di Marianna L. 

Art-Waves Cultural Association

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