Vi presentiamo i Cinder Swan, band che si è aggiudicata una menzione d’onore al nostro contest “On The Music Waves – International Song Contest” con il brano “Satellite”. Il gruppo è nato nel 2023 a Matera e rappresenta un punto di incontro di differenti influenze musicali che diventano un sound graffiante ma allo stesso tempo etereo. Cinder Swan è anche un concept artistico a tutto tondo che prende ispirazione dalla fotografia, la poesia ed il cinema. Vincitori di Arezzo Wave Basilicata e semifinalisti di Firenze Rock Contest, i Cinder Swan hanno suonato in vari festival ed hanno all'attivo un EP chiamato "What the River Said" che racchiude anche i singoli "Satellite" e "Waltz#2". Attualmente stanno lavorando alla produzione di nuova musica.

Ciao ragazzi, iniziamo questa intervista partendo subito dalla vostra menzione d’onore al contest “On The Music Waves – International Song Contest” con il brano “Satellite”. Ci complimentiamo ancora con voi per il risultato, quali sono state le vostre emozioni? 

Ciao! Ringraziamo ancora per aver scelto il nostro brano. Siamo stati molto contenti quando abbiamo saputo della menzione d’onore. E’ sempre bello avere un riconoscimento per qualcosa che abbiamo creato.

Per conoscervi meglio: chi sono i membri della band Cinder Swan e quali strumenti suonate? Raccontateci il vostro percorso artistico, qualcosa di voi, la storia della strada che avete percorso nel tempo. Come vi siete avvicinati alla musica in generale? 

Francesco - Chitarra / Synth / Tastiere : Ho iniziato a suonare intorno ai 17 anni spinto dall’ascolto di rock e progressive e mi sono interessato da subito alla chitarra elettrica cercando di impararla quasi esclusivamente da autodidatta. Oltre la chitarra mi piacciono tutti gli strumenti, soprattutto quelli a tastiera perché penso che non è importante lo strumento ma il fine da raggiungere. Mi interessa la ricerca sonora per cui studio musica elettronica ma penso che in generale la miglior scuola sia l’ascolto di nuovi album.

Francesca - Voce / Synth: il mio non è stato un percorso lineare con la musica, è una storia a singhiozzi che inizia da quando ero bambina. Il coro in chiesa, concorsi canori estenuanti, le prime band quando avevo 14 anni. Cominciai a prendere lezioni di canto e cambiai diversi insegnanti. Grazie a questi continui cambi di rotta ho avuto modo di sperimentare diversi approcci, ogni insegnante posso dire mi abbia lasciato qualcosa. Nel mentre ho cantato in diverse formazioni, oltre a studiare Mosaico ed Arti Visive a Ravenna. Ad oggi sto approfondendo lo studio del canto jazz e canto e scrivo in altri progetti. Cinder swan è arrivato in un momento personale delicato e di transizione, un progetto artistico a 360 gradi che permette di esprimerci in tutte le nostre sfumature.

Egidio - Batteria: ho iniziato a muovere i primi passi sulla batteria all’età di 5 anni, quando rimasi stupito al primo ascolto di “In the Air Tonight” di Phil Collins. Fu un amore a prima vista e per i primi anni della mia carriera musicale ho passato le ore a studiare e replicare i brani più famosi del repertorio Pop e Rock sia Italiano che Internazionale. All’età di 13 anni mi avvicinai al mondo classico e intrapresi lo studio degli strumenti a percussione, iscrivendomi ai pre-accademici del conservatorio. Nel mentre ho sempre continuato a coltivare la mia passione per il Rock e per la Batteria, suonando in numerosi progetti e cercando sempre di migliorare musicalmente e personalmente. Attualmente sto ultimando il mio percorso classico e sto approfondendo anche il repertorio orchestrale, senza mai perdere di vista quello moderno e non accademico. 

Vincenzo - Basso: Inizio a suonare a 17 anni da autodidatta. Passo allo studio del basso elettrico jazz presso il Conservatorio di Matera nel 2019. Prendo la laurea al triennio accademico nel 2022 e attualmente frequento l’ultimo anno del biennio magistrale. Ho partecipato a numerose masterclass con musicisti di spicco del panorama jazzistico e frequento regolarmente jam sessions locali. Attualmente porto avanti diversi progetti che mi permettono di lavorare. 


“What the river said” è il nome del vostro ultimo EP (2023). Cosa volete trasmettere con questo lavoro e a chi pensate possa essere indirizzato maggiormente?

What the River Said è nato dalla voglia di racchiudere diverse immagini che erano nell’aria durante la stesura delle canzoni. Avevamo una visione comune su dove la musica ci stava portando ed abbiamo creato una sorta di antologia di questi paesaggi, a volte come se fossero parte di un film, a volte come se fossero dei sogni.

Cosa rappresenta l’opera raffigurata nella copertina dell’EP e da chi è stato curato il progetto grafico?

La copertina è l’evoluzione di questo concetto. La figura che si vede può essere una traghettatrice che naviga in uno spazio dove cielo ed acqua si confondono creando la materia dei sogni. 
Nell’era delle intelligenze artificiali volevamo che l’artwork non fosse una semplice immagine ma il prodotto di un altro artista, nella fattispecie l’illustratore tarantino Leonardo Campanelli, in arte Leocifero.


Quanto pensate sia importante per una band avere una forte identità visiva e concettuale per integrare la propria musica?

Siamo in un mondo dove la musica sta diventando sempre più un prodotto fine a se stesso, almeno per quanto riguarda la maggioranza di ciò che si sente in giro. Il modo di ascoltare è cambiato radicalmente negli ultimi anni e l’immagine è diventata sempre più importante. Spesso sovrastante.
Oggi bisogna cucirsi addosso un personaggio, spesso finto, creato dall’attenta analisi di cosa c’è in classifica e se c’è bisogno di mille artefici per risultare attrattivi al “mercato”, li si asseconda. 
Ovviamente tutto dipende dagli ascoltatori, che seppur influenzati (lo siamo tutti), possono fare la differenza. Noi non vogliamo patinarci e fingerci qualcosa che non siamo, come nella musica, così nell’estetica…
Il lato estetico è importante perché si tratta comunque di arte, al di là della tipologia, e serve a dare maggiore profondità ai concetti che si cercano di esprimere. Non esistono “musicisti” e basta. Ognuno, qualsiasi cosa faccia nella vita, ha una sua sensibilità artistica e per questo ci piace occuparci personalmente di ogni cosa. 
Ad esempio per il video di Waltz #2 ci siamo ispirati a Lotte Reiniger, colei che può essere considerata la pioniera dell’animazione. Il video di Waltz infatti è un vero e proprio cortometraggio d’animazione che noi stessi abbiamo realizzato in stop motion.
Il nostro approccio può sembrare controcorrente, troppo analogico, eppure siamo contenti del fatto che la nostra musica non segua troppi canoni: è vera. E questo è importante per creare qualcosa di nuovo e non essere solo una copia di qualcun altro.



copertina "Walz#2"

Cinder Swan "Waltz#2" concept

Il brano “Satellite” è tratto proprio dall’EP “What the river said”. La canzone è una storia di disorientamento, ricca di immagini poetiche e metafore che creano un’atmosfera sognante in cui il satellite precipitato e senza nome, diviene il simbolo della perdita di orientamento e di direzione. Volete raccontare i retroscena della storia di questa canzone?

Ci fa piacere che abbiate trovato questa interpretazione. Non abbiamo una versione canonica del significato di Satellite. Così come la nostra musica non segue sempre la struttura classica della canzone pop, la narrazione non segue sempre una struttura cronologica ordinata. 
Tuttavia per ampliare questa ipotesi, potremmo dire che spesso le nostre canzoni hanno un incipit in medias res; in questo caso poi, il satellite può essere un deus ex machina. Non si sa a cosa porta ma ci piace vederla con un filo di speranza visto che “l’alba sarà qui”.



copertina "Satellite"

Cinder Swan "Satellite" concept

Quali altri argomenti avete affrontato nell’EP?

Le nostre canzoni sono spesso pensate col fine di creare delle immagini e dare degli spunti. Ci piacerebbe se ognuno trovasse un senso personale. E’ creativo per noi e lo è anche per l’ascoltatore che così non ascolta sempre la stessa storia. 
A volte ascoltando una canzone dopo anni, con un vissuto ed esperienze diverse, le si può dare un significato completamente diverso.

Raccontateci le fasi della registrazione del vostro lavoro e chi altro ha contribuito alla realizzazione di “What the river said” ?

Abbiamo iniziato con alcune idee che avevamo in cantiere ed abbiamo scelto quelle che secondo noi erano più “pronte” per essere lavorate. Abbiamo passato alcuni giorni in casa insieme a sperimentare diversi strumenti e tecniche di registrazione per arrivare a degli arrangiamenti che ci sembravano freschi. In realtà c’era già molta altra musica, ne sta uscendo fuori ancora ed ora ci stiamo lavorando; semplicemente a volte si tratta di trovare le connessioni giuste tra le canzoni per capire cosa va bene insieme e cosa deve aspettare un momento migliore per essere valorizzato.
Poi siamo passati alle registrazioni in studio perché scegliamo sempre di usare strumenti reali, di suonarli, piuttosto che scaricare pacchetti di suoni già pronti. Infine ci siamo dedicati all’aspetto visivo. Come dicevamo, abbiamo avuto il controllo su tutto: le foto, la produzione dei video, la gestione dei social, la distribuzione della musica e le copertine. Nella fattispecie abbiamo disegnato di nostro pugno le copertine dei singoli “Satellite” e “Waltz #2” mentre, come dicevamo, ci siamo affidati a Leo per la copertina principale dell’EP,  che ci ha stupito partendo da alcune nostre suggestioni ed immergendosi nella musica.

Qual è per voi il percorso creativo generale nella scrittura delle canzoni?

Non ci sentiamo di dire che abbiamo un processo prestabilito. Spesso musica, immagini e testi si tirano l’uno con l’altro. A volte nascono da una suggestione, altre volte dalla ricerca di una specifica sonorità che ci piace in quel momento. Le cose semplicemente arrivano e noi cerchiamo di non darci regole.

Potreste condividere un momento o un’esperienza che ha avuto un impatto significativo per la creazione di questo EP?

La produzione di questo EP non è un qualcosa che aveva una data di inizio e di scadenza e per ognuno di noi è stato un modo per mettere in gioco delle idee che magari stava covando da tempo. Probabilmente più che una singola esperienza, ci ha fatto molto bene incontrarci per parlare di quello che volevamo fare perché non volevamo fosse “solo” un progetto musicale, è una summa di quello che volevamo fare.

Quale sarebbe secondo voi l’ambiente perfetto per godersi la vostra musica?

Quale occasione migliore se non un live? Ci piacerebbe riuscire a portare un po' del nostro mondo in giro anche con un concept visual ad hoc per la nostra musica.

Quando state creando delle canzoni, qual è il punto in cui sentite di aver “detto” tutto quello che volevate ?

Non sappiamo se c’è davvero un punto in cui ci sentiamo di aver detto tutto: c’è sempre qualcos’altro da dire, soprattutto dal punto di vista sonoro. Ogni giorno, ascoltando un brano nuovo, può venire in mente un’ idea da voler includere. E’ più un processo continuo. 

Qual è stata per voi la fonte di ispirazione più insolita o inaspettata che vi ha portato alla realizzazione di una canzone?

Quando scriviamo siamo consapevoli di poter trarre ispirazione da qualsiasi cosa, l’importante è essere aperti e predisposti. Questa predisposizione fa in modo che quando qualcosa accade, fa già parte del processo creativo. 

Se poteste scrivere una canzone basata sul vostro libro preferito, che libro sarebbe e perché? 

Francesco: Non sono un lettore nel senso classico del termine perché più che leggere dei libri dall’inizio alla fine, li apro in maniera disordinata mentre cerco di capire cosa poteva avere in testa l’autore nel suo periodo storico e mi diverto a notare come ciò che ci si immagina è fortemente influenzato da quello che si vede in altri media. Ultimamente mi è capitato “Amleto” di Shakespare e “Songs of Innocence and of Experience” di Blake che è estremamente musicale.

Francesca: A me piace molto soffermarmi nella lettura dei cataloghi d’arte, non so se in questo senso possano essere reputati dei “libri” ma per me è uno ottimo motore di nuove possibilità di immagini e concetti. Fare il punto su un vissuto di un artista e dare una spiegazione a un processo mi interessa nel momento in cui gli avevo dato un’interpretazione totalmente personale che ha a che fare col mio vissuto, mentre l'artista ci pone davanti a un punto interrogativo senza alcuna aspettativa o pretesa. In tal senso Alberto Burri è uno dei miei preferiti.

Su cosa state lavorando al momento? Vi state preparando all'uscita di un nuovo EP o nuovo album?

Non abbiamo stabilito la forma con cui uscirà la musica che stiamo facendo. Per ora ci stiamo giocando componendola e scomponendola per provare cosa possa funzionare meglio e non vediamo l’ora di farvela ascoltare.

Guardando al futuro, ci sono nuove direzioni o sperimentazioni sonore che avete in mente per le vostre future creazioni?

Stiamo lavorando a cose nuove, senza porci troppe domande. Il tutto è influenzato dagli ascolti di ognuno quindi non sappiamo mai davvero quale sarà la nuova direzione e ci piace così.

Nel vasto universo musicale, quali artisti vi ispirano maggiormente? 

A volte le etichette sono fuorvianti perché ci sono elementi comuni ed interessanti in generi che ad un primo ascolto sembrano molto distanti. 
Cerchiamo di non chiuderci in una nicchia di ascolti come magari “la buona musica di un tempo” perché in ogni periodo escono tantissime cose interessanti ed ascoltiamo sia musica italiana che internazionale. 
Di certo ci piacciono quegli artisti che più che essere “di genere”, cercano di creare qualcosa di nuovo e sperimentare come possono essere ad esempio i Radiohead, i Tame Impala, King Krule, Feist, i Grizzly Bear. Tra gli italiani ci piacciono molto Emma Nolde, Marta del Grandi, Venerus, i Verdena.
Diamo sempre un ascolto attento alla colonna sonora di un film che stiamo vedendo o anche alla musica di un videogioco, cerchiamo di capire che sound sta proponendo un album piuttosto che fermarci al singolodi punta, analizziamo i missaggi nell’ alternative e nell’ elettronica scoprendo quanto alcune scelte concettualmente folli in realtà funzionino bene.

Ci sono esperienze di performance live che vi hanno particolarmente colpito o insegnato qualcosa di importante?

Ogni performance insegna qualcosa. 
Dai concerti di musica classica si può apprezzare la sofisticatezza degli arrangiamenti e quanto ogni elemento debba avere il suo spazio e splendere in quello, dalla musica pop, essendo piena di “hook” si può imparare cosa funziona particolarmente e cosa no, da un concerto rock, quanto sia importante il puro gusto del suono. Anche quando una performance non è bella, ci si può chiedere il motivo.

Su quali palchi (o posti) sognate di esibirvi? 

Ovunque ci sia qualcuno disposto ad ascoltare.

Considerando l'evoluzione costante dell'industria musicale grazie alle nuove tecnologie e piattaforme emergenti, come sfruttate le opportunità dell'era digitale per mantenere e ampliare il contatto con il pubblico?

Potrà sembrare strano ma in fin dei conti produrre qualcosa di reale è sempre la cosa che aiuta di più. I contenuti creati ad hoc ad un certo punto finiscono per sembrare forzati.
Se guardiamo agli artisti famosi, “quelli veri”, sono sempre in tour o alle prese con qualcosa di reale eppure non bombardano i social nonostante abbiano tanto da mostrare ed anche tanto seguito. Allo stesso tempo le piattaforme cambiano continuamente le loro regole e quello che rimane è quello che si produce per davvero, quindi piuttosto che fingere di star facendo qualcosa, preferiamo farla e comunicarlo in maniera semplice. 
Non siamo nessuno e non crediamo che qualcuno sia lì ad aspettare un nostro post, anzi il modo di comunicare standardizzato di tanti artisti lo troveremmo piuttosto imbarazzante se applicato a noi.
Arte chiama arte, musica chiama musica. Piuttosto preferiamo creare contatti veri con altri artisti che ci piacciono (come è stato per la copertina), cercare di far ascoltare la nostra musica a più gente possibile e magari raccogliere le loro sensazioni. 

Se per un attimo vi fermaste a pensare alla vostra musica come una metafora, quali immagini, colori, forme particolari o altri dettagli vi vengono in mente? Come descrivereste la vostra musica?

Questo è davvero molto personale. Le immagini che abbiamo dato noi, sono quelle che trovate nelle foto, nei videoclip, ma questo non significa siano quelle “giuste” per tutti. Pensiamo spesso ad una narrazione poetica che sia “senza tempo” e spesso nel nostro immaginario mischiamo classico e moderno.

Chiudiamo questa intervista con una domanda che siamo soliti fare a tutti: cos’è l’Arte e chi sono gli artisti ? 

Francesca: La definizione di artista etimologicamente parlando include il concetto di armonia, artista è colui che crea per restituire qualcosa al fruitore. Questo “qualcosa” può essere il punto di partenza per una riflessione, occasione di straniamento o semplicemente consolazione. L’arte per me dovrebbe sempre essere occhio vigile e attento sulla contemporaneità per restituire uno sguardo lucido su ciò che accade. Credo ne avremmo molto bisogno oggi.

Egidio: secondo me dare una definizione all’Arte è molto complesso e personale. Credo che l’arte sia qualcosa in grado di lasciare sensazioni, riflessioni ed emozioni a chi osserva/ascolta, e può trovarsi in ogni singola cosa, che sia un dipinto, un artwork, una canzone ecc. Di conseguenza l’artista è colui il quale riesce, attraverso la sua sensibilità, a trasmettere questi messaggi, queste sensazioni, e riesce a comunicare ,utilizzando un linguaggio sempre nuovo, anche solo banalmente la propria idea di bello.

Vincenzo: Gli artisti (non artigiani) sono guide capaci di condurre l’umanità verso il futuro. L’arte non è altro che il mezzo per passare dalla materiale vita terrena a qualcosa di sublime ed infinito. É la manifestazione del percorso stesso dell’artista. 

Francesco: Non mi piace pensare che esistano “artisti” e “non artisti”: ognuno di noi lo è. L’arte è semplicemente il modo che più piace alla persona per esprimere le proprie idee.

Grazie Cinder Swan per averci dedicato il vostro tempo. Vi auguriamo un grandissimo successo e che possa realizzarsi tutto ciò che desiderate!


Cinder Swan concept

Di seguito riportiamo tutti i link ufficiali dove poter seguire la band CINDER SWAN:


Copyright © immagini, videoclip e musica CINDER SWAN, tutti i diritti sono riservati.

Intervista di Marianna L. per Art-Waves


SHARE 0 comments

Add your comment

COPYRIGHT © Art-Waves e-magazine · THEME BY WATDESIGNEXPRESS