Carissimi lettori, vi presentiamo AL III, pseudonimo di Aldo Turnu, cantante e artista polistrumentista progressive rock proveniente da Barumini, Sardegna, un comune famoso per il sito archeologico di Su Nuraxi, dichiarato Patrimonio dell’Umanità.
Il suo primo album “EGO” uscirà a maggio. Si tratta di un concept di 8 tracce in lingua inglese più una in italiano che narra di un viaggio personale e spirituale attraverso la vita, affrontando delusioni, sconfitte, rinascite e vittorie. Un progetto che non solo esplora emozioni tramite parole e musica, ma si lega profondamente al territorio e alla natura.
In occasione della sua prossima uscita, AL III ha già pubblicato tre singoli: “I want to picture you going to sleep” , “It’s time to sing” e “The Vortex of Deceit”.
EGO” è un invito alla riflessione, a non mollare mai. I testi, curati personalmente dall’artista, si basano sulle sue esperienze personali e trovano ispirazione anche nelle antiche tradizioni della sua terra natia. Le sue parole e la sua musica, non solo esplorano l'animo umano, ma si radicano profondamente nel cuore del territorio e della natura, come un filo d'argento che intreccia emozioni e paesaggi. È un viaggio che abbraccia il sito di Laconi, con le sue antiche vestigia e i suoi boschi che raccontano storie millenarie, tra fronde di lecci e cascate, e Villa Verde, dove si trova il Monte Arci. In questo percorso musicale, il narratore AL che nella vita di tutti i giorni non è solo un musicista ma è stato anche un accompagnatore turistico, un custode delle bellezze nascoste e desideroso di condividere la magia di questi luoghi incontaminati con chiunque voglia ascoltare il canto della natura.
La dedizione alla musica e alla scrittura, sia essa narrativa o poetica, sono ciò che ha guidato AL nella realizzazione di questo progetto, oltre al desiderio di vedere realizzato un suo sogno che gli ha dato la forza di superare momenti difficili.


Ciao Aldo, benvenuto! Domanda iniziale per conoscerti un po’ di più: chi è AL III? Come ti sei avvicinato alla musica per la prima volta? 

Ciao! Gran bella domanda iniziale, chi è AL III ancora probabilmente non lo sa nemmeno lui… sfido chiunque a rispondere “correttamente” a questa domanda! :) Posso dire che è un giovane nato in una fiorente primavera del 1985! Il percorso musicale è iniziato in tenera età con l’ascolto principalmente, già all’età di 6 anni e grazie a mio padre, di gruppi come The Doors, Deep Purple, Led Zeppelin. Più crescevo, più mi piaceva la musica e più approfondivo, fino alla scoperta dei Beatles e Paul McCartney. Ero quasi ossessionato da loro. A 10 anni conoscevo perfino le loro biografie, sapevo tutto quanto, e alle scuole elementari ero arrivato anche a fare un tema come compito in classe dedicato a loro. Più ascoltavo la loro musica, più mi piacevano, e con una cara compagna di classe (e amica), Stefania, e la sorella Maria Elena, ci scambiavamo le MC, le tanto care musicassette, che custodisco ancora oggi con cura e molto gelosamente!
Ero appassionato della batteria come strumento, pestavo le pentole, le scatole, il letto...l’aria! Iniziai a fare qualche accordo di chitarra e di tastiera. A 13 anni ebbi l’immensa fortuna di ricevere come regalo una vera batteria, una Yamaha, il mio primo vero amore che possiedo ancora oggi, e così ebbe inizio il mio percorso da “percotitore” di tamburi. Incominciai a suonare con degli amici e a collaborare con qualche progetto di musica rock, fino alla nascita del mio primo vero gruppo, i Pussy Twelve (non sto a spiegare il nome perché è censurabile! Posso solo dire che è la traduzione di un’esclamazione in lingua sarda, trasportata in inglese!).  Fu un gruppo che mi diede tante soddisfazioni, e mi fece divertire tanto, tantissimo. Eravamo tanto affiatati ed “egregiamente stupidi” e divertivamo anche il pubblico, aspetto da non sottovalutare. Tutt’oggi ho dei ricordi incredibili e indelebili. Fu proprio con i Pussy Twelve che ho scoperto la mia passione per il canto, perché facevo i cori come batterista, e mi piaceva, e così poi ho deciso di approfondire l’argomento con lo studio.   
Nel 2009, insieme a mio fratello Stefano, chitarrista, decidemmo di provare a formare un gruppo hard rock ed è lì che conobbi Alessandro Tuveri, mio attuale collaboratore alle tastiere, nonché il Videomaker che realizza i miei Videoclip! Nacquero così i Risk of Electric Shock, trasformati poi in Risk of Electric Rock. Suonavamo brani dei Pink Floyd, Caravan, Le Orme, Lenny Kravitz, The Cure, Cream, fino ad arrivare a brani come Place in Line e Lazy dei Deep Purple, dove non mancavano il divertimento… e le urla!! 

Quando hai deciso di intraprendere il percorso di creare composizioni completamente tue? 

Già dall’epoca dei Pussy Twelve nacque qualche mio “brano” (mi vergogno al solo pensiero di leggerlo oggi!) ma qualche testo dell’epoca, lo reputo salvabile. Ho sempre avuto la passione della scrittura. Ho scritto anche un romanzo (che mai pubblicherò) e tantissime poesie. Nel 2013, iniziai a scrivere seriamente, senza una forma ben precisa, perché non sopporto gli schemi, non sopporto di dover sottostare a delle “regole” di scrittura che tolgono libertà e imprigionano pensieri (ABAB, ABBA, ecc… nooo,!!nei miei testi è anche probabile che non ci sia ritornello, ma varie strofe e variazioni delle strofe!). I testi poi molto spesso nascono da racconti, come capitoli di un romanzo. Alcuni testi sono dei “riassunti” di capitoli di racconti, di lunghe poesie.

Entrando nel dettaglio, come avvengono le varie fasi della scrittura? Come prende forma, di solito, l’impronta che caratterizza un brano?

Come dicevo prima, non rispetto mai delle linee guida e non ho dei vincoli nè di scrittura, nè di composizione, non devo stare alle regole di nessuno, non devo rispettare la regola dei 3 minuti perché “oggi funziona così”… No. Per me la musica è passione, non imposizione. Provo a fare quello che mi piace fare, pazienza se poi non piace quello che faccio, non voglio più deludere me stesso per cercare di piacere agli altri, quindi potrei riuscire a comunicare qualcosa in 4 minuti, oppure in 15 minuti, non mi creo problemi a riguardo, ed è anche il bello della libertà del Progressive Rock e della mia libertà… variazioni e libertà! Mentre la musica, nasce dal testo.
Che cosa mi trasmette quel testo, che emozioni provavo quando ho scritto quel testo e perché... è da quelli scritti poi che nasce la mia musica: ogni strumento ha il suo significato, come il violoncello che richiama melodia e malinconia, quasi un lamento dell’anima, dolce, triste ma anche accattivante. E come succede spesso in vari brani, uno strumento è spesso collegato all’altro, come un dialogo. In “I want to picture you going to sleep” ad esempio, con la voce delle strofe, ho cercato di emulare il lamento e la melodia del violoncello. 

L'album "EGO" ha segnato il tuo debutto ufficiale come cantautore. Questo lavoro è un concept album che esplora la complessità dell'io e dell'identità. Per te l’ego rappresenta qualcosa da dominare e trasformare, oppure è un elemento essenziale e irriducibile della nostra esperienza umana?

Sì, è un concept che racconta un viaggio, il viaggio della mia anima, della mia vita, un racconto di periodi difficili, ma anche di rinascite, un continuo cercare di affrontare l’Ego, di combatterlo, di sconfiggerlo, a volte riuscendoci, a volte no. Quindi sì, per me l’Ego è qualcosa da vincere, da battere, una sfida, forse la più importante di ognuno di noi, ed è difficile, perché anche cercare di riconoscerlo è un’ardua impresa! Considerandolo quindi come una sfida quotidiana, può esser visto sia come qualcosa da dominare e trasformare, sia come elemento essenziale per la nostra crescita personale. 

Quali temi e storie hai voluto raccontare attraverso questo album e come hai visto la tua musica evolversi mentre procedevi con la stesura dei brani?

I temi sono molteplici, riguardano appunto il mio viaggio personale, interiore e di vita di tutti i giorni, delusioni d’amore, e un percorso di intrecci di emozioni, anche contrastanti, confusioni e chiarezze di periodi difficili e ingarbugliati, rotture, rinascite, crescite, e lezioni che il tempo e i giorni danno, trasformazioni di vita, di carattere e di anima. L’evoluzione delle musiche c’è ma è data appunto dalla trasformazione delle emozioni in musica, nel cercare di trasformarle; ovviamente questa evoluzione è data anche dalle mie influenze musicali, che volontariamente o involontariamente, contaminano la realizzazione. 

"I want to picture you  going to sleep", è il primo singolo tratto da EGO. Nella canzone vi sono profonde riflessioni riguardo alle complessità dell'amore e delle relazioni umane e la struttura musicale enfatizza le emozioni contrastanti amplificandone l'impatto emotivo. L'immagine della pioggia d'autunno evoca un senso di malinconia e tristezza, mentre la mancanza di comprensione e felicità porta l'autore ad identificarsi come un uomo che ha perso il senso della vita, suggerendo un profondo disagio esistenziale o una perdita di speranza.  Cosa significa perdere il senso della vita e come si può ritrovarlo?

Innanzitutto complimenti per la visione che hai avuto del brano, del testo, di tutto quanto, la comprensione… e complimenti per la domanda! Premetto che il brano nasce nel 2020, e quindi oggi, quelle emozioni non fanno in parte, più parte di me. O meglio... il testo è ciò che rappresentava il mio Essere di quell’epoca. Oggi sono un’altra persona rispetto ad allora, perché fortunatamente si cresce, si cambia, volontariamente o involontariamente. All’epoca non lo so come avrei risposto, sicuramente in maniera totalmente diversa rispetto a oggi. Oggi penso e dico, che forse grazie proprio alla perdita del senso della vita, fino a perdere se stessi e quasi perdere la vita stessa, è essa la chiave di svolta che permette il ritrovamento di quel senso stesso, trovare uno scopo, arrivare a porsi la domanda “qual è il mio scopo qui?”, e trovare la risposta. La vera chiave di tutto è sempre il tempo.




Nella canzone “It’s time to sing” è presente il tema della crescita personale che però spesso causa conflitti interiori. L'albero tagliato che cerca di germogliare, il mare in tempesta che si infrange sulle rocce e il piccolo uccello che non sa ancora volare, esprimono una lotta interna tra diverse parti di sé stessi. Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con questo brano?

Penso che vivere senza conflitti interiori significhi vivere nella staticità, nella mediocrità, nella “non crescita”, nel continuo stato di immobilismo e questo per me significa quasi stupidità, significa buttare e perder tempo (che è preziosissimo), procrastinare (odio questo verbo e non sopporto quando lo fanno con me, cosa assai frequente qui), il che sarebbe una “non vita” per me, e infatti tendo spesso a evitare tutte le situazioni tali, preferisco stare in compagnia di me stesso piuttosto.
Il messaggio che cerco di trasmettere è che esiste la famosa luce in fondo al tunnel, bisogna però camminare nel buio, e se uno non affronta la paura del buio, se non ci camminerà attraverso, se non scenderà negli abissi dell’oscurità, vedrà la luce sempre da lontano e non potrà mai godersi lo splendore del sole! “It’s time to sing” è una sorta di Inno alla speranza, un invito a non arrendersi mai!

Il testo della canzone si conclude con la frase "È il tempo di cantare". Il canto dunque diviene un mezzo per affrontare e superare gli ostacoli e risuona come una promessa di rinascita e di rinnovamento dell'anima... è corretta questa interpretazione? Cosa rappresenta per te il canto?

Il canto inteso come forma di canto vero e proprio ma anche come forma di liberazione, quindi sì, certamente corretta la tua interpretazione!
Il canto, la musica in tutta la sua essenza, rappresenta stimolo di vita, rappresenta la mia vita… è stato uno stimolo vero e proprio in periodi molto difficili, e quando parlo di stimolo, non lo intendo come una metafora ma come vero significato della parola, e posso dire anche che, senza il canto e senza la musica, forse non sarei qui oggi. 


The Vortex of Deceit” è una metafora dei momenti difficili e negativi della vita, le estenuanti lotte interiori verso la ricerca di sé ma parla anche dell’auto sabotaggio. Il vortice rappresenta dunque quella forza che trascina e da cui diventa difficile uscirne, che fa sentire smarriti e dove l’anima si trova persa nella confusione. Come mai hai scelto di descrivere l'empatia come una "malattia"? 

Complimenti anche qui per l’accurato ascolto del brano, della lettura del difficile testo e della sua comprensione! The Vortex of Deceit, è un brano molto complesso, sia per il testo che per la musica, lo definisco difficile e non per tutti, come sono io forse... per pochi. E' un brano per chi ha voglia di capire, di conoscere, di andare oltre, difficilmente chi vive di apparenze, e solamente di ego, può apprezzarlo, o capirlo.
Sì, esatto, in una strofa parlo di ossessioni e auto sabotaggio, perché il maggiore sabotatore di noi stessi, è sempre dentro di noi, i primi responsabili dei propri fallimenti, siamo sempre noi. Il mio primo nemico, per tanto tempo, sono stato io. Quando ci circondiamo di persone sbagliate, la colpa è nostra non delle persone che ci circondano, siamo noi che diamo loro il potere di starci vicine, così come per le situazioni, le abitudini, ma anche i pensieri e tutto ciò che fa parte delle nostre vite.
L’empatia, a volte, la considero oggi stesso una malattia. “Sentire” troppo, non è bello e piacevole, e in certe situazioni è difficile stare indifferenti e cercare di distaccarsi, di prendere delle distanze. Le persone empatiche soffrono ancora di più queste situazioni. 


I video delle tue canzoni come sono nati? Parlaci di queste esperienze.

Eh, premetto subito che nei video c’è la metà delle idee che mi passano per la mente. Primo motivo per il minutaggio a disposizione, l’altro motivo invece è la scarsa possibilità economica, ridotta, che non mi ha permesso di realizzare ciò che avevo realmente in mente (alcune parti le avrei girate in Scozia e Irlanda ad esempio). Le idee dei video, nascono molto spesso come la musica, dalle emozioni. Mi ritengo un po’ avvantaggiato, per la passione che nutro verso la scrittura delle sceneggiature, perché già sono una sorta di scrittore con tanta fantasia e possiedo tante idee da mettere in pratica!
Anche la scrittura di sceneggiature, sta diventando una passione sempre più forte, che mi ha spinto anche a contattare (mi piace azzardare parecchio, spingermi oltre e fare domande a esperti di vari settori, male che vada non mi rispondono, ma almeno ci ho provato! Questo “spingermi oltre”, ha dato vita a una collaborazione di rilievo, che sentirete nel brano Ego, che dà il titolo all’album)sceneggiatori importanti, e dialogare con uno in particolare, che mi ha dato tanti consigli preziosi, e non escludo assolutamente più avanti degli studi sulla regia e sceneggiatura, appena ne avrò la possibilità!
Parto già con dei vantaggi (parole dello sceneggiatore, e sto ancora gongolando per questo!) e ho tutte le carte in regola per diventarlo secondo lui! Non realizzerò video di tutti i brani, ma di quelli più importanti e che reputo abbiano bisogno di un’immagine visiva per il completamento del “viaggio” e di un accompagnamento vero e proprio, non un semplice arricchimento, che parte dal testo, passando per la musica, arrivando all’immagine e alla trasformazione delle emozioni, attraverso di esse. Mi piacerebbe realizzare una sorta di film musicale di EGO, e magari un giorno ci riuscirò! 

Le tue composizioni sono permeate da una vasta gamma di influenze musicali, che spaziano dal progressive rock al blues, dal funk al soul, con cori e melodie profondamente introspettive, arricchite da flauti e percussioni che rimandano alla cultura nativa americana. Ti va di parlarci del tuo legame con essa? 

Sì, per via dei tantissimi generi musicali che mi piacciono, spazio tantissimo, anche nell’arco della stessa giornata: posso iniziare ascoltando i Led Zeppelin, dopo due ore sto ascoltando canti gregoriani, poi magari musiche norrene, e finisco con il grunge! Dipende dai giorni e dalle emozioni, dagli stati d’animo che provo. La musica è senza tempo, e per collegarmi alla tua domanda, non c’è giorno che passi senza ascoltare almeno due brani di musica nativo americana: canti, flauti, percussioni. E' un legame che ho da quando ero bambino. Pensa che un caro amico appassionato di Tex, mi chiamava e mi chiama tutt’ora Tiger Jack, l’indiano di Tex Willer! Mentre per via dell’errata e distorta cultura assassina europea, totalmente basata su assurde falsità, fanno passare l’idea che il cowboy è il bravo, mentre l’ "indiano"(termine razzista tra l’altro, come “pellerossa”) è il cattivo… Beh, io son sempre stato il cattivo allora! E’ un legame molto importante, ma sono argomenti destinati a pochissime persone! 

L'ecletticità è un tratto distintivo della tua musica...

Sì, è vero, è eclettica, ma con un’identità ben precisa! 
Forse dall’ascolto dei primi brani sembra difficile da inquadrare, il che non mi dispiace affatto, (le etichette non mi piacciono, nemmeno nella musica!) ma è un concept di 8 tracce, e saranno fondamentali l’ascolto dell’Intro e il brano “EGO – Intro reprise” come chiusura, che danno la vera identità e impronta all’album, e preparano, o lasciano intravedere e sperare nel seguito del viaggio! 
Mi piace la tua definizione di genere Rock Alternativo Introspettivo, ottima definizione, ci aggiungerei Progressive davanti, e ti citerei ogni qualvolta provassi a descrivere il mio genere! 


Come immagini che il pubblico debba sentirsi quando ascolta la tua musica? 

Non lo immagino, perché principalmente cerco di fare musica per me stesso, e mi piacerebbe se attraverso di essa, io riuscissi a comunicare qualcosa, a far conoscere una piccolissima parte di me. Ho tanto da dire, come tanti di noi, ma il problema principale ultimamente (forse per colpa dell’estrema tecnologia, i social...diventati più una distrazione di massa, la mancanza di attenzione, il mix tra egoismo e disinteresse, e purtroppo tanti altri fattori) è trovare qualcuno che sappia ascoltare, che sappia capire, che sappia sentire, ed è un’impresa ardua. E' difficile poter parlare, è quasi impossibile essere ascoltati e capiti da qualcuno. Penso che chiunque provi, o abbia provato nella vita, a fare Arte, lo faccia con lo scopo di poter riuscire a comunicare qualcosa, con la speranza che quell’Opera realizzata possa dire “Ecco, questo sono io!”, e con la speranza ancora più grande che qualcuno dall’altra parte riesca a cogliere almeno una piccola parte di quel messaggio.

Quali sono i brani o gli album che consideri la tua "musica di comfort", quella che ascolti quando hai bisogno di rilassarti o trovare ispirazione?

Uuuuh! Questa domanda non può avere una sola risposta, perché son tantissimi gli album e i brani! Posso solo dire che separo ampiamente le categorie “bisogno di relax”, e “trovare ispirazione”.
Per la prima categoria “bisogno di relax”, l’album che ascolto tantissimo quando ho necessità di allontanarmi dal mondo, quando necessito di fuggire, di dimenticarmi di tutto, è senza dubbio “Music of the Spheres” del mio compositore preferito, Mike Oldfield. Quando ascolto quell’immenso capolavoro, è come se riuscissi ad abbandonare totalmente, con il corpo e con la mente, il presente, dimenticandomi anche dei più gravi problemi. Quel Capolavoro, è stato, insieme ai sogni, la vera àncora di salvezza nei momenti più bui della mia vita.
Mentre per trovare ispirazione, non ho un genere, perché posso trovare ispirazione anche in mezzo alla confusione, oppure facendo fila all’ufficio postale ad esempio! 
Dipende sempre da quello che voglio realizzare, se voglio realizzare un brano con influenze blues, per giorni, giorni e giorni, e ancora giorni, studio in maniera ossessiva “il Blues”, a 360 gradi, con l’ascolto, dalle origini all’attualità, leggo tanto, la storia, ascolto interviste, guardo documentari, cerco di entrare il più possibile in quello che vorrei fare, cerco di “sentire” tutto quanto.
Questo lo faccio per ogni “genere” che vorrei inserire o approfondire, ovviamente che mi piace prima di tutto conoscere, mi deve “richiamare” in qualche modo, deve appartenermi! 

Scegli un album (o un artista) che ha cambiato la tua vita e raccontaci perché…

I Beatles quando ero bambino, e Mike Oldfield per i motivi descritti poco fa. Di Mike Oldfield, adoro tutto quanto, è senza dubbio il No. 1 per me! Aggiungo qualche altro nome come ad esempio David Byron degli Uriah Heep, e Ian Gillan, che sono i miei “Idoli” come cantanti, che mi hanno spinto proprio al canto, insieme anche a Peter Gabriel, nei Genesis e da solista, e tanti altri: Lenny Kravitz, Eddie Vedder, Chris Cornell…
Sono poi molto legato alla musica classica, e ci sono delle Opere che mi fanno realmente piangere perché mi caricano di emozioni fino ad implodere e poi esplodere, come la “Cello suite No. 1” di Bach, il “Canone” di Pachelbel, il “Concerto Grosso” di Handel, “Gabriel’s Oboe” di Morricone, l’”Aria” di Bach, l’”Inverno” di Vivaldi, “The beginning of partnership” (e tutta la colonna sonora del Film Shakespeare in love – mio scrittore preferito) di Stephen Warbeck e Nick Ingman… e poi Lui, colui che mi sta cambiando la vita attualmente e ultimamente, il Maestro Niccolò Paganini, che mi accompagna quotidianamente con le Opere del suo Magico Cannone, il suo violino!
Tutti questi Maestri fanno in qualche modo parte di me… e ho citato solo quelli fondamentali che non potevo tralasciare assolutamente, ma scriverei un libro a riguardo! 


Qual è il luogo o l'ambiente ideale per te quando vuoi essere più creativo e produttivo?

Prediligo la natura, posti dove sono accompagnato dalla musica dell’acqua, il canto degli uccelli, del vento, i suoni degli animali. Come hai citato all’inizio Laconi e Villa Verde, con quei due Luoghi Straordinari, ho un fortissimo legame, quasi Ancestrale.
Con Laconi, non solo con il luogo, ma anche con le persone, ho stretto amicizie che oggi per me sono Importantissime, persone meravigliose che sono state con me nei periodi più difficili della mia vita, con il loro pensiero, con la loro presenza e i loro gesti, come ad esempio piantare un albero per me, come fece il Grande Carletto, pianta che purtroppo non andò avanti perché diventò cibo per un Cervo, e va benissimo così, perché è un animale importantissimo e sacro per me (legato alla cultura nativo americana!).  Dipende poi da cosa ho bisogno di scrivere o produrre, da cosa cerca il mio spirito, la mia mente. Non disdegno l’estremo opposto, ovvero i luoghi stracolmi di persone, come le vie molto frequentate delle città, l’importante è che ci sia sempre una panchina. Adoro le panchine. Raccontano storie importanti. Oppure ... i centri commerciali, i cinema, luoghi dove non conosco nessuno e dove non posso essere disturbato dalle persone!
Molto spesso capita di trovarmi col mio blocchetto degli appunti e la penna, non esco mai senza, seduto da solo da qualche parte che osservo, noto e sento tutto, “assimilo” per poi trasportare su carta qualche particolare che cattura la mia attenzione. Mi piace e trovo interessante parlare con gli sconosciuti, ascoltarli, ognuno di noi ha storie importanti da raccontare a qualcuno, anzi, forse molti discorsi nascono proprio dal motivo che di quella persona non si sappia un bel niente. Non disdegno nemmeno l’incontro con qualche persona “pazza”, virgolettata perché non mi piace come parola, o meglio, non mi piace l’utilizzo di quella parola, perché son persone diverse da noi, molto spesso molto profonde, alcune decisamente incomprese, e hanno i loro modi per raccontarsi, per esprimersi.

Guardando al futuro, ci sono nuove direzioni o sperimentazioni sonore che hai in mente per le tue future creazioni?

Certamente! Ho sette album scritti pronti per essere “musicati” e trasformati da emozioni personali e vibrazioni a Emozioni, l’unica cosa che chiedo è avere del tempo a disposizione, la possibilità di e per realizzare tutto quanto!
EGO è del 2020, nel frattempo c’è stata una totale evoluzione, un drastico cambiamento nella mia vita, nella mia anima, e ovviamente nella mia musica e nei miei pensieri, nelle parole.
Un grandissimo spoiler riguardo il prossimo album, sarà il seguito di EGO, sempre un Concept, sarà più centrato su suoni “popolari”, ci saranno più flauti, Irish Whistle e flauto traverso ad esempio, strumenti nativo americani (flauti e strumenti a fiato, molte percussioni), violino, un po’ in stile Irish, un suono graffiante e melodico di Les Paul… e non mancheranno i cambi caratteristici del Progressive, non mancherà di sicuro l’Hard Rock, il Blues e la sanissima Psichedelic…! Basta…ho già detto tanto!!

Se per un attimo ti fermassi a pensare alla tua musica come una metafora, quali immagini, colori, forme particolari o altri dettagli ti vengono in mente? Come descriveresti la tua musica?

Mi fa sorridere abbastanza la domanda, e mi fa sorridere anche la risposta! Mi viene da immaginare il mese di Marzo, con la sua “follia” e i cambi del meteo: un giorno c’è il sole, il giorno dopo piove, vento, non sai che abiti indossare, è il mezzo tra il freddo e il ghiaccio dell’inverno, e la rinascita della primavera, con i suoi colori brillanti, i fiori, il sole, il verde, i pollini e le allergie, nel bene e nel male…vedo in EGO tutto questo!
Se dovessi creare un arcobaleno di colori per descriverlo invece, direi senza dubbio il verde come la natura, il rosso come il fuoco e la passione, il nero come l’oscurità, il giallo come il sole e come la luce, il bianco trasparente cristallino dell’acqua, che lava via tutte le impurità e purifica. 

Chiudiamo questa intervista con una domanda che siamo soliti fare a tutti: cos’è l’Arte e chi sono gli artisti?

A parer mio, chiunque provi a fare Arte, che sia musica, scrittura, pittura, ecc… inizia a provare a farlo, a creare,  per cercare di comunicare qualcosa che senza di essa non sarebbe in grado di esprimere, che sia per timidezza, incomprensione, o altro. Quindi in primis, per me l’Arte è comunicazione, libera espressione, e gli artisti sono i portatori, i comunicatori di questa libera espressione, di questo linguaggio così tanto misterioso e astratto. Io attraverso l’Arte cerco di comunicare chi sono, è molto difficile farlo attraverso di Essa, ma è un modo di provarci, e senza di Essa sarebbe decisamente impossibile! 


Grazie AL per averci dedicato il tuo tempo. Ti auguriamo un grandissimo successo e che possa realizzarsi tutto ciò che desideri!

Infinitamente grazie a te, è stato un estremo piacere “dialogare” con te, cercare di rispondere alle tue domande per niente scontate e per niente facili! 
Vorrei ringraziare chi mi ha aiutato e chi continua ad aiutarmi nella realizzazione dei miei progetti, Alessandro G. Tuveri, Roberto Farace in primis, ma vorrei ringraziare soprattutto chi mi ha voltato le spalle nel momento del bisogno e chi continua a farlo oggi, regalandomi (perché anche se inizialmente potremo percepirle come perdite, sono degli immensi regali!) la certezza che non potrò contare su di loro! 



Di seguito riportiamo tutti i link ufficiali dove poter seguire AL III:

Linktree: https://linktr.ee/al.music85?utm_source=linktree_profile_share&ltsid=6d74f394-e083-400e-a23a-938a1e52ecee

Bandcamp: https://aliii2.bandcamp.com

Instagram: https://www.instagram.com/al.music_aldo.turnu

Facebook: https://www.facebook.com/aldo.turnu.9

Youtube: https://www.youtube.com/@al-turnu

Copyright © immagini, videoclip e musica di AL III, tutti i diritti sono riservati.

Intervista di Marianna L. per Art-Waves.

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