I Silentways sono un gruppo darkwave con influenze coldwave, postpunk e dreampop che si combinano per creare malinconici paesaggi sonori. Nati dalla fusione di alcuni membri dei Trees, storico combo darkwave napoletano attivo sin dagli anni novanta, con il progetto sperimentale The End of Tapes, i Silentways entrano ben presto a far parte del roster dell'etichetta svizzera Swiss Dark Nights che nel 2016 pubblica il loro omonimo album di debutto. Undici brani dall'atmosfera soave, ma densa, delicati e struggenti, che spaziano dal dreampop alla darkwave con incursioni nello shoegaze e nel gothic rock. Dopo pochi mesi e una manciata di concerti il gruppo si scioglie per riformarsi in trio nel 2022 e produrre il secondo album “Aeon” in uscita, sempre per la Swiss Dark Nights, ad inizio Marzo 2024. Le fragili atmosfere oniriche dell'album di debutto evolvono in un freddo universo, dominato dalle veloci pulsazioni di una drum machine, in cui la voce eterea di Annalisa danza su fraseggi di chitarra gothic, tastiere sognanti e cupe linee di basso.

Ciao ragazzi, iniziamo questa intervista partendo subito con il chiedervi di presentatevi singolarmente, parlando un po’ del vostro background musicale, influenze, studi e qual è stato il vostro primo approccio alla musica…

Annalisa: La musica ha sempre fatto parte della mia vita, sin da quando viaggiavo in macchina attraversando gli States con la mia famiglia. Ascoltavo in continuazione The Cure, Bauhaus, Depeche Mode, Joy Division, etc. soprattutto quando tornavo a casa da scuola e. mi mettevo a disegnare. Oggi ascolto molta Darkwave/Coldwave, ma anche shoegaze e post-rock.

Francesco: Ho iniziato a suonare la chitarra a 13 anni e ho anche studiato musica per un po'. Poi il desiderio di formare una band e' diventato quasi un'urgenza. Con gli amici di sempre, e con mio cugino con cui condivido anche questo progetto, ho intrapreso un percorso musicale fatto di militanza in varie band. Condividiamo lo stesso background musicale quindi anche io ho iniziato con i Cure, i Cranes e tanti altri altri per poi ampliare i miei ascolti verso il post-rock e lo shoegaze.

Nino: Con Francesco, un giorno d'estate, forse del 1991, decidemmo di formare un gruppo e suonare la musica che ci piaceva. Lui suonava la chitarra già da un po'. Io comprai un basso usato e iniziai a strimpellare. Da allora abbiamo condiviso varie esperienze fino a questa che ci ha dato tanta nuova energia. Le mie influenze musicali sono simili a quelle già menzionate da Francesco e Annalisa. Aggiungerei tra i miei preferiti The Smiths, And Also the Trees, The Afghan Whigs e i Portishead.

Come si sono evoluti il vostro stile ed il sound da quando avete iniziato a suonare assieme?

Abbiamo iniziato a suonare insieme alla fine del 2014. La prima formazione era di 5 elementi e comprendeva Davide Fusco alla batteria e Roberto Esposito alla chitarra. Il nostro primo album omonimo , pubblicato da Swiss Dark Nights nel 2016, era caratterizzato da una darkwave eterea e sognante che spesso sfociava nel dreampop. Dopo lo scioglimento della formazione iniziale abbiamo continuato a suonare come trio (Francesco alla chitarra, Nino al basso e Annalisa vocals) iniziando un percorso di sperimentazione con drum machines e synths che ci ha lentamente portato verso sonorità più fredde, con brani più veloci e pulsanti che possiamo catalogare come post-punk o coldwave.


Quale sarebbe secondo voi l’ambiente perfetto per godersi appieno la vostra musica?

Probabilmente la nostra dimensione è quella dei club, non troppo grandi, dove la poca distanza con il pubblico permetta di creare una buona energia e atmosfera. E’ sicuramente importante avere un buon impianto e spie di palco per poter rendere al meglio la nostra musica. Chiaramente un domani non ci dispiacerebbe avere la possibilità di suonare anche in posti più grandi, magari in qualche festival a tema.

Il vostro album in uscita a marzo si intitolerà "Aeon", derivante dalla parola greca antica "αιών", che significa "eternità" ma anche "era". Si sa che la musica può fungere da ponte tra il finito e l'infinito, tra la durata limitata di un'esecuzione musicale e la possibilità di creare un'esperienza che transcendentale e senza limiti per chi ascolta. Cosa ne pensate?

E' esattamente così. La musica resta nella nostra memoria ed oltre. Riesce a fermare il tempo, ma ci accompagna anche nei nostri ricordi. La musica, cosi’ come anche gli odori restano nascosti nel nostro subconscio e possono uscire fuori anche a distanza di molti anni. Il momento dell’esecuzione poi puo’ portarti in una dimensione senza tempo in cui tutto si fonde in armonia. Quando succede e’ un’emozione impagabile.


Cosa potete anticiparci riguardo le canzoni che faranno di questo nuovo lavoro? 

E` un argomento fondamentale ed ampio. Abbiamo cercato di interpretare nei vari brani tutte le “percezioni dell’amore”. Ogni canzone passa attraverso dei momenti specifici di quello che si prova quando si ama.

“A Red Thread” è il primo singolo tratto dall’album “Aeon”. Il "filo rosso" sembra rappresentare una connessione profonda e predestinata tra due anime, è un simbolo della forza delle relazioni umane e dell'incontro di destini che vanno oltre il caso; quella connessione che, nonostante le avversità che si possono incontrare lungo il cammino, continua a guidare le due anime l'una verso l'altra, offrendo loro una costante fonte di speranza e resilienza. Potrebbe avere anche un altro significato?

E' proprio questo il significato che volevamo dare al brano. A volte si cerca di ignorare o anche di eliminare questo filo invisibile, ma questo va ben oltre le nostre possibilità di semplici esseri umani.


Raccontateci come è stato lavorare alla registrazione dell’album e quale strumentazione avete utilizzato.

A differenza dei dischi precedenti questa volta abbiamo registrato e mixato praticamente tutto il disco da soli avvalendoci dell'ausilio di portatili ed utilizzando Reaper come DAW (Digital Audio Workstation). Per il basso e la chitarra abbiamo utilizzato i nostri strumenti. Il basso prevalentemente in linea, mentre le chitarre abbiamo utilizzato in vari brani un amplificatore Fender valvolare. Per i synth ci siamo avvalsi di vari plug-ins. Abbiamo invece preferito registrare le parti vocali in uno studio professionale che si è poi occupato anche della masterizzazione finale. Questo percorso ci ha permesso di studiare meglio gli arrangiamenti dei brani senza quell'urgenza tipica di quando fai tutto in uno studio a pagamento e devi necessariamente ottimizzare tempi e costi. Sicuramente un'esperienza formativa che ci sarà d'aiuto in futuro.

Chi ha contribuito alla realizzazione di “Aeon”? Da chi è composto il vostro team di lavoro?

Fondamentalmente da noi tre. I nostri brani partono quasi sempre da linee di chitarra o idee registrate con la DAW. Poi il lavoro in sala ci permette di sviluppare le idee iniziali completandole con il basso e le linee vocali. Successivamente ci dedichiamo agli arrangiamenti inserendo i synth e altri suoni. Oltre a noi tre sicuramente Francesco Giuliano (ex Hapax) che si è occupato della registrazione delle voci e del mastering e pochi amici che ci hanno supportato e dato qualche buon consiglio. Infine la nostra etichetta con cui siamo alla seconda collaborazione.

Potreste condividere un momento o un’esperienza che ha avuto un impatto significativo per la creazione dell’album?

Dopo lo scioglimento della prima formazione (tipica formazione “rock” con batteria acustica, basso, chitarre e voce) abbiamo iniziato un percorso di sperimentazione e ricerca di un nuovo sound. Ad un certo punto ci siamo resi conto che stavamo un po' perdendo la bussola. Abbiamo quindi avvertito il bisogno di tornare un po' alle origini attingendo al nostro background musicale primordiale che affonda le radici nella darkwave. Stimolati anche dall'ascolto di alcune band più recenti della scena come i Twin Tribes abbiamo composto in tempi relativamente brevi la maggior parte dei brani dell'album. Inoltre, la formazione a tre ha reso più facile la comunicazione ed il processo creativo, agevolato anche dalla possibilità di provare per giornate intere in una sala confortevole.

Scegliete singolarmente una canzone tratta dall’album che vi rappresenti al meglio: quale e perché?

Francesco: Forse Aeon rappresenta l’idea del passaggio da quello che eravamo a quello che siamo ora. Credo sia una buona fotografia del nostro momento attuale. Il brano ha un sound compatto e solido e può forse rappresentare anche il legame tra di noi. 
Annalisa: Anche per me Aeon e aggiungerei anche Dusk. Potrei stare ad ascoltare entrambi per ore.
Nino: Io scelgo A Red Thread perchè è il brano su cui abbiamo lavorato di più “in studio” (leggi “a casa”) e che esplicita maggiormente il nuovo approccio che abbiamo utilizzato per lavorare all'album. 


Quanto pensate sia importante per una band avere una forte identità visiva e concettuale per integrare la propria musica?

Un'immagine ben definita e con una forte identità aiuta a far risaltare di più la musica, che resta chiaramente il focus principale di una band. Abbiamo dedicato sicuramente attenzione a questo aspetto per collocarci, anche visivamente, all'interno della “scena” di cui vogliamo far parte. E crediamo che questo emerga sia dall'art work dell'album che dai due video girati da Studio Nubes.

Parlando della copertina dell'album, si sa che questa aggiunge sempre qualcosa in più sul concept del lavoro artistico, potete darci qualche anticipazione?

E' una foto di Annalisa, scattata da Jessica Squillante (Studio Nubes) durante le riprese del video di “A Red Thread”, che la stessa Annalisa ha poi elaborato artisticamente con la sua sensibilità. Rappresenta un'immagine dell'essere legati dal destino e dalla passione. Un legame, ma a volte anche forse un vincolo.

Qual è stata per voi la fonte di ispirazione più insolita o inaspettata che vi ha portato alla realizzazione di una canzone?

Il processo di creazione di un brano può trarre ispirazione da varie situazioni, da esperienze o momenti della vita quotidiana a anche da esperienze personali più particolari e profonde. Poi ognuno di noi contribuisce con il proprio mood e sentire del momento.

Considerando l'evoluzione costante dell'industria musicale grazie alle nuove tecnologie e piattaforme emergenti, come sfruttate le opportunità dell'era digitale per mantenere e ampliare il contatto con il pubblico?

Come band curiamo personalmente le nostre pagine Facebook e Instagram dove proviamo a proporre nuovi contenuti settimanalmente. Il nostro nuovo canale Youtube sta crescendo abbastanza bene. Abbiamo curato molto la qualita’ dei video perche’ riteniamo che sia un aspetto fondamentale. La nostra etichetta invece si occupa delle piattaforme di streaming, in particolare Bandcamp dove e’ gia’ possibile fare un pre-ordine del disco.

Se per un attimo vi fermaste a pensare alla vostra musica come una metafora, quali immagini, colori, forme particolari o altri dettagli vi vengono in mente? Come descrivereste la musica dei Silentways?

Ci piace pensare alla nostra musica rappresentata da colori precisi e netti, come il nero, il rosso e il bianco, colori che abbiamo usato per il lavoro grafico del disco. Questi colori sono il giusto sfondo cromatico del nostro sound in questo momento. Ci piace anche associare la nostra musica ad immagini in movimento, notturne, urbane e non.


All'interno di Art-Waves, nutriamo una fervida curiosità nell'esplorare costantemente nuovi artisti e realtà musicali, considerando i suggerimenti provenienti dalle nostre interviste come un affascinante veicolo per immergerci in mondi paralleli e sconosciuti. Ultimamente, quali riferimenti sonori, artisti o band hanno catturato la vostra attenzione?

Negli ultimi tempi abbiamo affiancato nuovi ascolti a quelli a cui siamo storicamente affezionati. Oltre ai già citati Twin Tribes, ci sono piaciuti molto i Ductape, anche loro con la Swiss Dark Nights e sicuramente i Boy Harsher con il loro electro-pop oscuro. Merita una menzione speciale anche il nuovo corso degli Slowdive, un vecchio amore che ha saputo ritagliarsi una nuova giovinezza.

Avete in programma a breve nuovi singoli o dei videoclip?

Abbiamo appena ultimato le riprese del video di Aeon, il brano che da il titolo all'intero album. Siamo molto soddisfatti di come sta venendo. Inoltre sul bandcamp della Swiss Dark Nights da venerdì prossimo sarà possibile ascoltare anche “Ice”.
 
Diteci dove possiamo vedervi dal vivo a breve: avete concerti in programma?

Attualmente stiamo lavorando in sala prove per preparare il live e ci stiamo attivando per trovare concerti ed iniziare a suonare e provare il nostro sound dal vivo prima dell'estate. Sicuramente faremo più concerti nella seconda parte dell'anno, speriamo anche all'estero.
 
Chiudiamo questa intervista con una domanda che siamo soliti fare a tutti: cos’è l’Arte e chi sono gli artisti?

L'arte è un po' il parco giochi dei sensi e gli artisti ti conducono lì per farti sognare.

Grazie ragazzi per averci dedicato il vostro tempo, è stato un piacere conoscervi. Tutto lo staff di Art-Waves vi augura tutto il successo e la gioia che meritate per il vostro futuro!

Di seguito riportiamo tutti i link ufficiali dove poter seguire i SILENTWAYS:



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Intervista di Marianna L. per Art-Waves.

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