Amici di Art-Waves, oggi vi presentiamo IMURI, una band abruzzese indierock neopsichedelica che riesce ad essere deliziosamente versatile attraverso una costante ricerca del suono. Il progetto è nato dall’idea di Lorenzo Castagna (chitarrista-cantante) a fine 2013, periodo in cui inizia a scrivere le bozze di quella che sarà la prima demo. Durante questo periodo prende parte al progetto Silvano Marcozzi (batteria) con cui vengono arrangiati e finalizzati, nella città di Berlino, i brani che compongono la demo "Non c'è Aria Di Me”. La prima release ufficiale nel 2015 con il brano "Confessa" e "Ne basta poca" singoli del disco "Traffico Mentale", lavoro dalle sonorità noise rock-psichedeliche e a cui hanno preso parte Valerio Pompei (batteria), Giulio Di Furia (basso) e successivamente Antonio Atella (basso).

Grazie al progetto IMURI nasce una collaborazione con la band “Management del dolore post-operatorio” (ora Management) con cui viene arrangiato e inciso il disco “Un incubo stupendo” uscito per “La Tempesta Dischi” nel 2017, con un successivo tour promozionale nei club italiani. 

Nel 2018 il secondo disco de IMURI "Chat Hotel" uscito per Garrincha Dischi - Manita Dischi, anticipato dai singoli "Brenda" e "200 Sigarette", lavoro dalle sonorità più pop che li ha portati su è giù per l'Italia con un nuovo tour promozionale. Nel 2019 viene nominata dall’associazione KeepOnLIVE come tra le migliori band in Italia. Il progetto IMURI ha inoltre condiviso palchi e festival con Afterhours, Il Pan del Diavolo, Ex C.S.I., Piotta, Meganoidi, Sick Tamburo, Marta sui Tubi, The Giornalisti, Di Martino, Nobraino, Lo Stato Sociale, Pinguini Tattici Nucleari, Canova, Gazzelle, Fask, Blindur, Tre Allegri Ragazzi Morti, Dunk, 24 Grana, Zen Circus.

A Ottobre 2023 è uscito il nuovo album “Al di là di tutto Al di là di niente”, risultato di un duro lavoro fatto sulla persona, ancora prima che sulla musica. Un racconto, se vogliamo, con il traguardo ultimo dell’accettazione. La consapevolezza che certe cose vanno come devono andare, persone che arrivano altre che se ne vanno, il mutamento in tutte le sue forme, la provincia, la città, il buio e luce, la vita e la morte. E così anche per la musica, che ha seguito in maniera naturale il mutare del pensiero e della persona, evolvendosi e raggiungendo la sua forma finale che questo lavoro restituisce, per ora. 

Ciao ragazzi, iniziamo questa intervista partendo subito con una domanda di rito per farvi conoscere ai nostri lettori: come è sbocciata la vostra sinergia? 

La nostra sinergia è sbocciata suonando insieme da adolescenti, diciamo che prima della nascita del progetto io e Silvano con cui puoi ha preso piede la creatura IMURI, avevamo già uno storico.

Come vi siete avvicinati singolarmente alla musica? Qual è stato il primo approccio che vi ha fatto capire di voler intraprendere questa strada nella vita?

Ci siamo avvicinati alla musica grazie alle nostre famiglie e agli amici. Poi lo scambio e la condivisione di moltissimi dischi e non per ultima la curiosità di scoprire sempre cose nuove.

Il blues è stato il punto di partenza per molti di voi e sappiamo che questo genere è spesso associato all'espressione di emozioni profonde ed all'improvvisazione. Potreste raccontare cosa per voi rappresenta questo genere musicale?

Sì, il blues ha fatto parte della nostra vita e credo sia un elemento che abbia lasciato il segno, come anche il concetto di improvvisazione che è stato poi estremizzato con un esperimento di dischi di musica improvvisata in passato. L’improvvisazione ed anche il blues per noi, anche se facciamo un altro genere musicale, rappresentano la libertà assoluta, il flusso di coscienza e quello che sei nell’istante in cui esisti e ci sei in quell’istante in quel posto, e sono tra le pratiche a cui ricorriamo quando ci mettiamo a scrivere nuova musica partendo da zero.

Un ricordo legato ad un momento particolare durante una vostra esibizione? Quando vi siete sorpresi a tal punto da contribuire alla definizione di uno dei vostri brani?

Più che alle esibizioni siamo legati alle prove che solitamente facciamo e che abbiamo fatto in passato per scrivere musica, dove ci siamo resi conto che alcune idee avevano un bel sound definito dall’inizio essendo peraltro in duo, chitarra-voce e batteria. Posso aggiungere anche quando abbiamo fatto delle aperture ad artisti importanti dove il pubblico presente ci chiese addirittura il bis , fermandoci poi nel post concerto per chiederci chi fossimo da dove venissimo e quali fossero i nostri contatti per seguirci sulle nostre pagine. Comprando anche alcuni dischi :)



Possiamo affermare che siete un gruppo che desidera evitare gli stereotipi di genere mentre preferisce esprimere la propria arte in modo diverso, fuori dagli schemi, lontana dalle etichette. Possiamo definirlo il vostro punto di forza?

Non credo che negli iMURI si scriva musica per differenziarsi dagli stereotipi e dalle etichette e nemmeno per fare un esercizio di stile, abbiamo anche noi le nostre influenze come tutti. Crediamo invece che il nostro punto di forza sia quello di non accontentarci e di ricercare attraverso un complesso percorso, il bello, il suono, un concetto di estetica che va di pari passo al contenuto dei nostri testi. 

Parlateci singolarmente degli strumenti che suonate e di come avete scelto di dedicarvi a quello strumento in particolare.

Silvano: è la batteria che ha scelto me! Un pomeriggio quando andai a trovare mio fratello nel suo studio mi disse “ siediti che ti insegno a suonare qualcosa”. Da li ho iniziato a suonare la batteria, forse perché conserva in se quel lato istintivo.
Lorenzo: Mi sono innamorato della chitarra ascoltando alcuni dischi alla scuola media. Mentre ascoltavo quella roba mi sono detto: “voglio fare anche io quelle cose con la chitarra”. Da li comprai la mia prima chitarra elettrica e iniziò un mondo nuovo, che poi si è mescolato e trasformato con l’approccio e la passione anche per altri strumenti come il piano, i sintetizzatori, il basso, la batteria. Nello specifico più che allo strumento in se mi sono dedicato, virando il mio pensiero musicale, al concetto di possibilità espressive che fornisce ogni strumento, ed in fine alla manipolazione del suono, la scrittura e tutte le diavolerie della produzione.

Come fate ricerca insieme per trovare il sound che rappresenta al meglio il brano sui cui state lavorando in un determinato momento?

La nostra ricerca la facciamo in sala, a volte su una base di pre produzione sperimentando poi suoni, groove, fill, riff e melodie della voce, aggiungendo e togliendo, a volte invece jammando cercando un mondo sonoro che ci piace da cui poi tirar fuori i vari elementi, è una ricerca basata su tanti tentativi.

Nei vostri testi affrontate temi universali come la vita, l'amore e la morte. Come si possono trasformare le esperienze personali in una narrazione che possa risuonare con gli ascoltatori, offrendo loro una connessione profonda con la musica?

Crediamo che l’arte nasca per trasformare le esperienze personali in qualcosa che poi connetta il fruitore con l’artista. In un ciclo infinto di in e out, dai e ricevi, bisogno e soddisfazione del bisogno. Certo non tutti si possono riconoscere nei contenuti di un altro, in sostanza chi si trova in connessione o nella stessa fase o periodo o sta vivendo lo stesso momento, riesce a capire il messaggio che viene lanciato. Direi anche il fruitore può essere l’artista stesso.  

Veniamo al vostro album “Al di là di tutto Al di là di niente”.  In che modo direste che questo progetto è diverso rispetto ai vostri precedenti lavori?


Crediamo che la differenza sia data dalla maturità estetica e concettuale e per il livello di scrittura e di produzione rispetto ai dischi precedenti.


Nel titolo sembra emergere una profonda riflessione sulla dualità dell'esistenza e della mancanza. Potete raccontarci meglio un brano dell'album a vostra scelta che incarna pienamente questo concetto?

Crediamo che l’ultima traccia “Amorir” possa rappresentare al meglio questo concetto. Il sogno ed il desiderio che quella persona ci sia ancora. “Rivolto al cielo il mio sguardo con gli occhi chiusi che frugano il nostro incontro”, “ ti cerco fra le notti infuocate da un ricordo che brucia lentamente”, “promettimi di non dirlo a nessuno finché sarò troppo scemo per cercarti nel vuoto, e gli angeli ancora dormono”…  
La mancanza e allo stesso tempo la consapevolezza che alcune cose, alcune persone non ci saranno più, non si possono più avere indietro. Allora si va nei sogni, un posto tutto nostro dove tutto è possibile e tutto ci è concesso, anche vedere o parlare per l’ultima volta con la persona che più abbiamo amato.

“In un prato di merda” potrebbe non sembrare il luogo più accogliente, ma il titolo di questa canzone sicuramente attira l'attenzione. Potreste condividere il retroscena dietro la scelta di questo titolo e come questo si lega al contenuto della canzone?

Diciamo che è una sorta di analisi della società attuale, raccontata attraverso gli occhi di una persona che non ha troppo da mostrare per attirare l’attenzione su di sé per ottenere valore e consenso. Ancora un dualismo tra l’esteriorità dei social, quello che le persone vogliono far vedere, e poi quello che in realtà si cela sotto, cioè che sono eternamente insoddisfatte. Questo si riflette poi sugli atteggiamenti verso gli altri, le dinamiche relazionali, il sentirsi inadeguati. Il titolo della canzone nasce dal desiderio di esorcizzare questo odierno modo di essere. 


C'è qualche periodo passato che considerate come un'epoca d'oro in termini di umanità e creatività musicale?

Silvano e Lorenzo: Ci riconosciamo in quelle che sono per noi epoche prolifiche e di grande svolta come: 600, 700, 800, primi del novecento, anni 60, 70, 90. Crediamo però che l’accostamento ottimo periodo musicale e ottimo periodo umano non funzioni sempre, perché magari proprio quando il periodo umano è raso terra, nascono delle grandi opere, appunto perché crediamo che l’arte nasca per raccontare dei disagi principalmente. Può essere quindi inversamente proporzionale.

Secondo voi la società come potrebbe recuperare o riscoprire l'umanità e la spontaneità attraverso la creazione artistica?

Per il peso che oggi si da alla cultura e all’arte in generale non crediamo sia possibile una rinascita da parte dell’umanità in tempi brevi. Ci vorrà molto tempo, e forse non saremo gli spettatori di questo felice cambiamento. Certamente la condivisione e la promozione della cultura e dell’arte poteranno a lungo andare a un fenomeno di sensibilizzazione, che darà in suoi frutti in futuro. Si parte dal piccolo.

E nelle relazioni?

Idem

Come gestite le differenze di gusti musicali all'interno della band? Ci sono momenti in cui queste differenze portano a nuove scoperte e sperimentazioni o a scontri inconciliabili tanto da lasciare alcuni dei brani in sospeso?

Abbiamo ascolti molto simili ed andiamo quasi sempre nella stessa direzione, cosa che aiuta tanto. Ma le visioni differenti ci hanno aiutato a crescere ulteriormente, mettendo in difficoltà l’altro e permettendo lo sperimentare e lo sperimentarsi in qualcosa di non congeniale, per arrivare poi alla mescolanza dei linguaggi che a loro volta restituiscono una forma finale che accomuna tutti. 

Qual è stata la fonte di ispirazione più insolita o inaspettata che ha portato alla realizzazione di una canzone del vostro ultimo album?

Tutto è ispirazione, il suono di una campana, una pubblicità su un cartellone in una via della città, una frase di Dostoevskij.

Soffermiamoci sul potere della musica nella vita delle persone e parliamo di come questa è stata presente nei momenti di gioia e dolore nelle vostre vite. Ci sono specifici episodi in cui avete sperimentato la musica come una forza di guarigione o trasformazione?

La musica sì, ha un grande potere lenitivo, ma non guarisce ad esempio le ferite di un momento brutto ma fa da accompagnatrice e molto spesso enfatizza quello stato d’animo bello o brutto che sia. Cosa strana e pazzesca allo stesso tempo. Stiamo male e abbiamo bisogno di musica triste che ci fa stare ancora più male, stiamo bene ed abbiamo bisogno di musica che ci fa stare male :)  ahah scherzo…


Mentre vi immergete nel processo di registrazione, come riuscite a catturare l'anima delle vostre personali sfumature?

Svestendosi da ogni tipo di pudore pregiudizio o paura di quello potrà essere il risultato finale e le eventuali considerazioni che verranno fatte dalle persone che ascolteranno quella musica.  Essere se stessi sempre.

Se per un attimo vi fermaste a pensare alla vostra musica come una metafora, quali immagini, colori, forme particolari o altri dettagli vi vengono in mente? Come descrivereste la vostra musica?

 
Ci viene in mente un pongo da modellare o una massa informe a cui dare una forma di volta in volta, che si modelli secondo i vari cambiamenti della persona, come la personalità, il pensiero, la vita stessa. Nei IMURI ci puoi vedere e sentire quello che vuoi, dai testi più criptici a quelli più espliciti, intimità e delirio. Noi stessi non siamo in grado di dire con esattezza il genere musicale che proponiamo.

Avete in programma a breve nuove uscite o video?

Sì, qualcosa bolle in pentola.

Dove possiamo vedervi dal vivo prossimamente?

Chi lo sa, seguendoci sulle nostre pagine troverete di volta in volta le info e i concerti.

All'interno di Art-Waves, nutriamo una fervida curiosità nell'esplorare costantemente nuovi artisti e realtà musicali, considerando i suggerimenti provenienti dalle nostre interviste come un affascinante veicolo per immergerci in mondi paralleli e sconosciuti. Ultimamente, quali riferimenti sonori, artisti o band hanno catturato la vostra attenzione?

Crumb, Spirit of the beehive, Men I Trust, Pond, Tame Impala, Feng Suave, Artic Monkeys, Bon Iver, Kruangbin, Fontaines DC, boygenius, Mac De Marco, Glass Beams, Lana Del Rey, Timber Timbre, Lola Young, Unknow Mortal Orchestra, Puma Blue, Cigarettes After Sex, Kurt Vile, Ty Segall, Idles, Cage The Elephant, Good Morning etc…

Chiudiamo questa intervista con una domanda che siamo soliti fare a tutti: cos’è l’Arte e chi sono gli artisti?

L’inutilità indispensabile. Gli artisti sono coloro che hanno l’arduo compito di rendere l’inutilità indispensabile; trasformando un’ idea o una cosa che potrebbe non servire a niente e a nessuno e renderla necessaria, fondamentale per le nostre vite.

Grazie ragazzi per averci dedicato il vostro tempo. Vi auguriamo un futuro pieno di traguardi che portino sempre a voi e a chi vi ascolta grandi emozioni!






Di seguito riportiamo tutti i link ufficiali dove poter seguire IMURI:


Copyright © immagini, videoclip e musica dei IMURI, tutti i diritti sono riservati

Label: Accannone Records.

Intervista di Marianna L. per Art-Waves
 

 
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