Abbiamo il piacere di ospitare nuovamente Alberto Baldo, cantautore di notevole talento che per la seconda volta consecutiva si è aggiudicato una menzione speciale al nostro concorso “On the Music Waves – International song contest” con il brano “Dal grattacielo”
Approfondiamo le novità di questo artista, seguiteci nell’intervista!

Innanzitutto piacere di ritrovarti e ancora complimenti per esserti distinto anche quest’anno tra i tanti partecipanti al contest! Parliamo subito del brano “Dal grattacielo” che ha colpito sia noi che la nostra giuria, un arrangiamento delicato fa da cornice a questa storia tra due persone che è quasi una lettera d’amore, lasciamo a te la descrizione e l’approfondimento in qualità di autore del testo, compositore della musica e interprete.

Grazie per l'apprezzamento del brano "Dal grattacielo", che parla appunto della storia di un rapporto. Ho immaginato che il rapporto tra due persone si costruisca "a strati", come i piani di un grattacielo. Si parte dall'entusiasmo iniziale, che può portarti a "ballare sopra il tetto e forse un po' più su", sino alla gestione del rapporto quotidiano, al ricordo del passato, alle sfide che conseguentemente possono emergere e possono portare a varie soluzioni.
Quello che deve essere sempre presente, comunque vada a finire, è il ricordo della parte migliore di ciascuno che si è offerta nel rapporto, la memoria dei momenti di felicità trascorsi assieme, che vivranno sempre "un po' più in là" rispetto ad ogni vicissitudine.
L'arrangiamento, curato sempre da Franco Poggiali Berlinghieri, stavolta con la collaborazione del pianista e membro del gruppo musicale di cui faccio parte, Franco De Fanti, che ha arrangiato e suonato la parte di pianoforte, è molto classico, congruente con il testo che, apparentemente semplice, racchiude molti simboli e significati per me importanti. 

Hai piacere di condividere questi simboli e significati oppure pensi che sia meglio lasciare ad ogni ascoltatore lo spazio e la riflessione per ritrovare un po’ di sé stessi tra le note e le parole della canzone?  

E’ bello che ogni ascoltatore cerchi e trovi qualcosa di “suo” in una canzone, che vuole essere, per quanto mi riguarda, soprattutto una condivisione di emozioni, di riflessioni. Ciò posto, di mio trovo, ad esempio, nell’ombrello la metafora dell’esperienza, è quell’oggetto che ti porti dietro perché “non si sa mai, magari piove”. Man mano che diventi “meno giovane” magari però impari ad essere previdente e a portarlo solo quando ti serve e magari anche ad evitare i temporali. La “foto da incorniciare” rappresenta il passato da ricordare. Nessuno di noi incornicia la foto dove è venuto male o i momenti tristi... Però la vita, anche in una coppia, è rinnovarsi, rigenerarsi. E’ giusto conservare la memoria, i momenti di felicità, ma è doveroso vivere con intensità e fiducia il presente ed essere ottimisti per il futuro. 

C’è una frase del testo che ci ha colpito particolarmente “Sono il re delle scommesse perse e tu regina insieme a me. L'allibratore è il mio destino e non mi fa vincere...”. Quanto è importante nella vita e nei propri obiettivi la perseveranza nonostante il destino sembri remare contro?

Il destino è un bookmaker truffaldino perché la vince sempre lui... ma non bisogna mai perdersi d’animo e avere la perseveranza di insistere, anche quando le cose non girano per il verso giusto. La storia, anche sportiva, è ricca di battaglie che sembravano perse e che invece hanno avuto un esito meno scontato di quanto sembrava in principio. A volte ce la fa proprio chi riesce a “tenere botta” nei momenti meno fortunati perché, ad un certo punto, le cose possono anche girare... devi avere la pazienza e la perseveranza di arrivare a quel punto... Poi, se sconfitta deve essere, è giusto comunque aver dato tutto il possibile. Anche questa è una forma di vittoria, quella contro i propri autolimiti... “c’è un altro modo di toccar le stelle, quello di chi rende cara la pelle”...

Hai presentato quest’anno anche un altro brano dal titolo “Questo mare della confusione”...

Questo è un pezzo uscito circa un anno fa ed è un po' più "deciso". Sempre con una forte connotazione autobiografica, è un pezzo che - come avevo già anticipato nell'intervista dell'anno scorso – ho scritto per evidenziare tutte quelle situazioni in cui alcune persone si arricchiscono a scapito degli altri, agiscono come degli "incantatori", dei "pupari" (e per certi versi magari lo sono pure...) e non si rendono conto di essere invece anche loro parte di un meccanismo poco empatico che, alla lunga, ci stritola tutti. Magari la loro "astuzia", chiamiamola così, li rende ricchi in banca, ma restano umanamente miseri nella loro avidità, nella loro ipocrisia e menzogna. Emerge la voglia di fuggire da questo mondo "di furbi", di presunti "guru", che abbiamo reso sempre più complesso, verso altri "lidi", ma tutto sommato non si sa bene dove andare, in quale rifugio... ci si sente un po' persi, ed è uno smarrimento soprattutto interiore in un mondo pieno di ipocrisia. 


E’ appena uscito il tuo quinto singolo dal titolo “Viverla così”...

Questo brano vede la luce da una riflessione nata ascoltando una straordinaria canzone, "Ayrton", portata al successo da Lucio Dalla, con un grande assolo di chitarra di Ricky Portera, ma scritta da un attore cesenate, Paolo Montevecchi (molto bella la versione proposta ed interpretata dallo stesso Montevecchi, tra l'altro), anch'egli purtroppo prematuramente scomparso l'anno scorso. Il testo è molto commovente e parla appunto delle considerazioni che l'autore immagina abbia fatto Ayrton Senna una volta entrato nell'altra dimensione, dove capisce che "un vincitore vale quanto un vinto...". Chissà, forse dentro quella considerazione c'era un riferimento anche al pilota austriaco Roland Ratzenberger, morto anch'egli in pista il giorno prima di Senna e che ebbe una percorso sportivo totalmente diverso e meno fortunato rispetto al collega brasiliano. E' una riflessione importante perché i vincenti, nello sport come nella vita, sono sempre in numero decisamente inferiore rispetto agli sconfitti. E spesso abbiamo da imparare, umanamente, molto più dalle sconfitte che dalle vittorie. Soprattutto se si è stati vincenti. E mi sono venute anche in mente altre immagini di film, in particolare ricordo Mickey Rourke nel film "The Wrestler". Oppure Apollo Creed in "Rocky II", citato anche nel testo del mio pezzo... emblema del campione che diventa illustre sconfitto. C'è chi smette di competere da vincente, chi non accetta di vedersi secondo a qualcuno. La retorica premia il campione che si ritira imbattuto. Io ho sempre provato un'ammirazione speciale per chi, nonostante abbia consapevolezza di non essere il più forte, o comunque di non esserlo più pur essendolo stato, ci prova comunque, va avanti perché sente la necessità di doverlo fare, di sfidare se stesso, di lottare ancora contro i propri limiti. E questo vale nello sport e nella musica, come nella vita. Perché di questo parlano le mie canzoni, della lotta contro le difficoltà esistenziali, intrinseche ed estrinseche. E la metafora del pugilato è quanto di meglio ci possa essere per descrivere questa lotta. Una sera stavo vedendo un incontro di boxe alla TV e alla fine del match ho visto uscire dal ring, sconfitto, il favorito per il titolo, mentre nel ring rimaneva a festeggiare con la cintura il vincitore. Mi sono chiesto se il giorno dopo il pugile sconfitto avrebbe ritrovato la voglia e l’energia per ricominciare, per tornare in palestra a sudare con il rischio (o forse la certezza) di dover affrontare altre sconfitte, dato anche che non era più così giovane... ho capito che era una storia perfetta per dire quello che volevo dire...Musicalmente “Viverla così” suona un po’ diversa dalle altre, risaltano le sonorità dei fiati, quasi un omaggio a quelle che sono appunto le atmosfere di un certo funky anni 70/80 che, a tratti, si ritrova anche in alcune sigle di telefilm americani di quel tempo. A me i trend moderni fanno un baffo... ah ah ah...


Documentandoci un po’ in rete abbiamo letto che probabilmente i tuoi singoli verranno raccolti in un album più avanti.

L’intenzione è quella. Vorrei arrivare a pubblicare un numero congruo di singoli per poterli raccogliere in un album. Lasciare qualcosa di me che mi sopravviverà è un mio desiderio, oltre che il senso più profondo di quella che è un’opera d’arte. Attraversare lo spazio e il tempo. Saranno i miei testi, le mie melodie, i miei messaggi, il mio modo di vedere le cose, la mia filosofia tradotte in frequenze e vibrazioni. L’auspicio è che raggiungano il maggior numero di persone possibile, pur nella consapevolezza che comunque il mainstream non è dalla mia parte e di conseguenza opero, anche dal punto di vista promozionale, con budget molto molto limitati.  

Abbiamo parlato lo scorso anno del tuo percorso musicale dalle scuole medie in poi, dallo studio del clarinetto al basso e poi la chitarra  fino ad arrivare a comporre i tuoi brani. Qual è la tua percezione sull'equilibrio tra l'essere sé stessi e il conformarsi alle aspettative del pubblico all'interno del mondo dell'arte e della musica?

Credo che, per quanto mi concerne, ho raggiunto un livello di esperienza esistenziale (è un modo forbito per dire che ormai comincio ad avere una certa età....) che mi permette di essere totalmente sincero con me stesso e, di conseguenza, anche con gli altri. Quindi, alla fin fine posso dire che, da cantautore indipendente, non mi sono mai posto il problema di conformarmi alle aspettative di nessuno, se non al mio desiderio di potermi esprimere con l’unica forma d’arte che riesco a produrre, che è la musica, anzi il cantautorato. Cerco semplicemente di essere coerente con quello che voglio esprimere: l’arte deve essere un’azione spontanea, libera. Capisco che ad altri livelli ci possano essere logiche di tipo commerciale che implicano azioni di tipo diverso rispetto alle mie e direi che, per come la vedo io, per chi ha obiettivi di arrivare a tutti i costi al mainstream qualche compromesso ci potrebbe anche stare. Anzi, nel mondo dell’arte e della musica ci sono anche molti professionisti onesti, esperti e competenti che sicuramente possono aiutare gli artisti a crescere. Credo sia tuttavia importante essere attenti a non arrivare al punto di annullare completamente se stessi e la propria sensibilità artistica pur di raggiungere il successo. Ad un certo punto ti dovrai pur guardare allo specchio e non puoi correre il rischio di non riconoscerti più, di non essere più consapevole di chi sei e da dove sei partito. 

Abbiamo accennato in passato anche della tua band i “Rust”, approfondiamo anche questo percorso musicale. 

Il gruppo è nato orami qualche decennio fa tra i banchi di scuola delle superiori per poter suonare al mitico concerto di fine anno scolastico del liceo, mancava un bassista e io mi sono votato al basso per spirito di sacrificio. Poi mi sono appassionato allo strumento che ho approfondito con studi e con dedizione. Attualmente proponiamo cover di vari artisti italiani e stranieri e siamo in cinque: io al basso, cori e qualche volta voce, Filippo alla voce, Matteo alla batteria, Franco alle tastiere (che è ritornato da qualche anno dopo un periodo di assenza) e noi quattro siamo il nucleo “storico” del gruppo. Da un bel po’ di tempo si è aggiunto Luca alla chitarra ed è stato veramente un grande acquisto. Nel tempo si è naturalmente consolidato un rapporto di amicizia che ci rende quasi una famiglia e sono rimasti ottimi rapporti anche con altri ex componenti  che nel tempo han fatto parte del progetto, come Dario e Mauro. Come ogni gruppo che si rispetti ne abbiamo passate anche noi... suoniamo e abbiamo suonato in tanti contesti, felici e meno... felici, i generi più diversi... hard rock, funky, blues, pop, tanto grunge, pezzi anni 70/80/90/00/10/20... è stata e continua ad essere una esperienza incredibile. Abbiamo attinto dall’esperienza di musicisti affermati che giravano i tanti locali che proponevano musica live negli anni ’90, cercando di imparare a stare nel palco e costruire un repertorio coinvolgente. Erano altri tempi, non c’erano i tutorial su Youtube e non era tanto agevole procurarsi tablature o spartiti; si imparavano i pezzi dalle musicassette o dai cd... Consiglio a chi ha imparato a suonare uno strumento e vuole far parte di un gruppo di suonare e poi ancora suonare... suonate di tutto, anche se poi ci sarà un genere che preferite e vi concentrerete su quello, ma imparate a suonare e ad ascoltare un po’ di tutto...
In alcuni periodi, molto limitati, ho anche suonato il basso per altri progetti musicali, anche con gruppi che avevano solo strumenti a fiato. Tutti gli strumenti hanno le loro caratteristiche, sfumature e particolarità ed è meraviglioso saper suonare uno strumento e condividerne la passione con altri. 

Guardando al futuro, ci sono nuove direzioni sulle tematiche dei brani e/o sperimentazioni sonore con i tuoi arrangiatori che ancora non hai realizzato ma nelle quali ti vorresti cimentare?

I miei testi nascono spesso assieme alla melodia e sono frutto di una ispirazione o di una riflessione frutto del momento, non riesco a prevedere di cosa parlerà un mio pezzo, anche se posso dire che c’è del mio vissuto all’interno di quello che scrivo; sono comunque sensazioni o stati d’animo che mi appartengono, farei fatica a scrivere cose che non mi appartengono culturalmente o esperienze non vissute neanche di riflesso. Ci sono altri pezzi nel cassetto, ma ho dato priorità a quelli che ho pubblicato sinora, anche se sono stati scritti successivamente e spesso anche in poco tempo. A volte immagino già dal principio il pezzo con un arrangiamento cantautorale piuttosto classico, come nel caso di “Dal grattacielo” o “Come un uragano”, a volte sono usciti pezzi un po’ più pop e quindi con arrangiamenti più ricchi e con voci e cori più lavorati. Ringrazio l’arrangiatore Franco Poggiali Berlinghieri che ha arrangiato i miei brani e che ne ha sempre curato anche l’esecuzione, la registrazione, il mix e master. Senza professionisti bravi come lui tanta musica resterebbe nel cassetto. 


C’è qualche argomento di cui non abbiamo parlato che vorresti approfondire? 

Altra mia passione è lo sport. Oltre che di calcio, sono un grande appassionato di tennis e possiedo da molti anni la tessera agonistica, anche se non ho purtroppo più molto tempo per allenarmi e partecipare a competizioni.  Il tennis è uno sport diabolico... ho vinto partite che sembravano perse e ho perso partite quasi vinte.... A volte si vince, a volte si impara.
Il tennis insegna che l’avversario più difficile da sconfiggere spesso non è dall’altra parte della rete... e anche nella vita spesso è così.  Bisogna avere fiducia prima di tutto in se stessi e nelle proprie capacità. Poi raccogliere le idee e cominciare. E’ importante essere sempre attivi per raggiungere le proprie aspirazioni, un passo per volta. Un viaggio inizia sempre portando prima fuori la macchina dal garage, anche quando fuori piove. Magari poi, una volta partiti, il tempo migliora. 

Grazie Alberto per averci dedicato ancora una volta il tuo tempo. Ti auguriamo di portare avanti i tuoi progetti musicali sempre con passione e successo!

Grazie a voi per la piacevole chiacchierata e grazie a tutti quelli che leggeranno l’intervista e che ascolteranno i miei pezzi nelle varie piattaforme.


Di seguito tutti i link per seguire Alberto Baldo sul web:

Spotify: https://open.spotify.com/artist/3FweHrlXbGxVEuJkNBEjPd

Apple Music: https://music.apple.com/it/artist/alberto-baldo/1606919496

Youtube: https://www.youtube.com/@albertobaldo523

Instagram: https://www.instagram.com/alberto.baldo75

Rust on Instagram: https://www.instagram.com/rustofficial1993

Copyright © immagini e musica di Alberto Baldo, tutti i diritti sono riservati.

Intervista di Marianna L. per Art-Waves

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